voto
8.0
8.0
- Band: DEFEATER
- Durata: 00:54:00
- Disponibile dal: 08/03/2011
- Etichetta:
- Bridge Nine
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Il secondo album è sempre il più difficile. Il secondo album è difficile soprattutto quando il primo ti ha identificato come la novità più eccitante in città (Boston) e sei obbligato, con una manciata di canzoni, a cercare conferma del buono sul tuo conto e magari trasformarlo in ulteriore fama. C’è chi vive tutto questo con ansia e finisce per farsi sovrastare dalla tensione e chi se ne frega e va avanti per la propria strada, senza guardare in faccia nessuno. Che i Defeater appartengano senza dubbio all’ultima categoria è fuori discussione: risulta difficile immaginarseli alle prese con compromessi e sotterfugi dopo aver sentito anche solo una nota di questo ispiratissimo "Empty Days & Sleepless Nights". La ricetta a grandi linee è la stessa che animava l’apprezzato disco d’esordio "Travels", ma certo non dimentica quanto messo in mostra nell’altrettanto fortunato EP dell’anno scorso, "Lost Ground". Melodic hardcore registrato nella più intensa maniera immaginabile, come unica via possibile per canzoni dallo spiccato potenziale melodico e dall’atmosfera perennemente passionale. Gli intrecci delle chitarre sono il vero punto di forza della band americana: le loro trame agiscono in perfetta simbiosi, creando in continuazione basi ritmiche scardinatrici sulle quali si sovrappongono climi tristi e malinconici, spesso di derivazione screamo-post hardcore (Fugazi, At The Drive In) o rock, essenziali in un disco che è interamente basato su un concept di matrice storico-sociale ambientato negli Stati Uniti post-Seconda Guerra Mondiale. Questa formula pervade tutte le prime dieci tracce di "Empty Days…" ("Dear Father" e "Cemetery Walls" si candidano a essere due dei "singoli" melodic hardcore di maggiore impatto in questo 2011 appena iniziato), ma sono le dilatazioni folk-rock e cantautorali che accompagnano gli ultimi quattro brani della tracklist a lasciare definitivamente di stucco e a svelare tutte le ambizioni dei nostri, i quali abbandonano per un po’ urla e ritmiche sincopate per imbracciare chitarre acustiche e archi. Se i Modern Life Is War suonassero certe canzoni dei Red House Painters, l’effetto sarebbe molto simile a quello provocato dall’ascolto di questa nuova opera dei Defeater. Fatevi investire da questo incredibile turbine di malinconia.