6.0
- Band: DEFILED
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 24/01/2020
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Stupisce ritrovare i Defiled con un nuovo album. Evidentemente i giapponesi sono ancora convinti di potere lasciare un proprio segno all’interno del panorama death metal dopo quel disastro di “Towards Inevitable Ruin”, ad oggi il lavoro peggiore della loro carriera. Stupisce poi vederli ancora sotto l’egida della Season Of Mist, etichetta che ormai da qualche anno punta sempre più in alto, tra band più che affermate e produzioni sempre più curate. I Defiled ad oggi rappresentano quasi una mosca bianca nella scuderia della label transalpina, soprattutto se si considerano i pessimi risultati ottenuti dal succitato ultimo full-length e le aspettative pressoché nulle attorno a questo nuovo “Infinite Regress”. Per fortuna, la formazione di Tokyo torna però con un’opera più concreta ed efficace rispetto a quella rilasciata quattro anni fa. Sebbene l’estetica lo-fi e una produzione un po’ povera siano ormai elementi ricorrenti della proposta del gruppo, la lunga esperienza del chitarrista e leader Yusuke Sumita torna qui a farsi sentire correttamente, incidendo sull’accuratezza delle scelte stilistiche e sulla compiutezza dei brani, che passano più o meno agilmente da vecchia tradizione death metal di matrice statunitense a parentesi più arzigogolate e sfuggenti, contemplando influenze che vanno dai Brutal Truth più sperimentali ai Cryptopsy dei tardi anni Novanta, passando per grandi classici come Voivod e Atheist. Molte le tracce incluse nel disco e non tutte risultano imprescindibili, ciononostante è palese la maggiore coesione e rotondità alla base del lavoro: se “Towards…” vagava senza una meta precisa, martoriato da una resa sonora pessima e da strutture lasciate al caso, i pezzi di “Infinite Regress”, anche grazie a qualche estemporaneo guizzo melodico, riescono generalmente ad offrire qualcosa a cui appigliarsi, pur continuando a tradire qua e là una certa mancanza di groove e mordente. Senza dubbio i Defiled sono una band eccentrica, che tramite la propria musica riesce ad esprimere appieno lo stato di isolamento in cui vive e la propria emancipazione da ogni scena, tuttavia ciò ovviamente non significa che le canzoni siano sempre ricche di contenuti interessanti o che esse siano capaci di invitare al riascolto. Talvolta i giapponesi sembrano fissati su un approccio pseudo-progressivo che manca sia di gusto che di direzione. Episodi come “Tragedy” o “Systematic Decomposition” in ogni caso inviano segnali confortanti: rispetto a quattro anni fa non abbiamo a che fare con un songwriting raffazzonato o ‘rischioso’ per il gusto di esserlo; non si percepisce la mancanza di una connessione di fondo tra i vari riff e a conti fatti l’ascolto non risulta pesante. C’è ora da sperare che la prossima prova insista su questa strada e presenti una band in grado di sapersi reinventare con successo.