7.0
- Band: DEFLORE , INFECTION CODE
- Durata: 00:38:21
- Disponibile dal: 01/11/2013
- Etichetta:
- Subsound Records
- Distributore: Goodfellas
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Iniziativa molto interessante, quella promossa dalla Subsound Records: una serie di pubblicazioni in modalità split-album, disponibili esclusivamente in edizione e tiratura limitate in vinile 12”. Roba da collezionisti, chiaro, e materiale quasi d’elite, che comunque, proprio per questo, si presenta in veste grafica e contenutistica davvero allettante ed esclusiva. La prima uscita facente parte di questa collana – denominata appunto Subsound Split Series – vede all’opera due formazioni rumoriste e d’avanguardia, che da diversi anni ormai collassano i loro suoni all’interno di pattern malati, industriali, visionari e certo di non facilissima fruizione. Accompagnati dalla bellissima copertina di Stonino Bosco, altra tematica ricorrente della serie, raffigurante Elephant Man e Tetsuo impegnati in una cervellotica partita a scacchi, i romani Deflore e gli alessandrini Infection Code si danno sferragliante battaglia sciorinando meccanicamente tre canzoni a testa, per un tete-a-tete che renderebbe orgoglioso anche il più scettico dei Justin K. Broadrick. Si inizia con il duo laziale, il cui industrial strumentale misto a dark-wave, contaminazioni cyber-punk e grandeur robotica ci proietta immediatamente in un futuro dominato da umani ormai fusi con macchinari di loro stessa creazione, ondeggiante senza luce in un mare elettromagnetico e tempestoso: “Parete Hp”, nella sua brevità e grazie al suo groove magniloquente, alternato ad estrapolazioni radiofoniche e vocali, ci sembra il miglior estratto della prima parte dello split, lasciando alle più lunghe e complesse “Ferroconcrete” e “Champion Of Mediocrity” il compito di scandagliare a fondo le fogne dell’animo Deflore, tanto debordante su palco quanto oscuro e sofferente su disco. Per gli Infection Code, invece, il discorso è simile ma diverso: l’evoluzione della band piemontese è continua e viscerale, tanto che, sebbene i Nostri non sfornino musica in modalità catena di montaggio – e meno male! – ogni volta che li riascoltiamo sanno come colpirci e metterci al tappeto. Con il nuovo chitarrista Paolo in line-up (ma attenzione, è ancora il ‘vecchio’ Davide ad essere protagonista in questa release) e i ricordi ormai soffusi di un disco grandioso quale “Fine”, il Codice si rigenera ripartendo da cuore, malattia e atmosfera, partorendo tre episodi psichedelici e psicotici che, a tratti, più che nel noise e nell’industrial, lambiscono anche aspetti più sludge-oriented – la conclusiva “Weapons” ci pare parli chiaro in questo senso. La lunga “Beauty Among The Wires” è un viaggio spaziale e galattico in un universo doom industriale popolato dalla voce cangiante, e raramente così espressiva, di Gabriele Oltracqua; “Laus Odium”, dal canto suo, ci propone un riff ossessivo e straniante, sul quale sentieri tribali e groovy vengono tracciati da uno sciamano invasato di Godflesh e Kylesa, un piccolo capolavoro! Dunque, se amanti dell’industrial e della visionarietà in musica, e soprattutto se non esaurite le 300 copie dello split, vi consigliamo assolutamente di non tralasciare un’uscita di qualità come questa. Quaranta minuti ben spesi, non c’è che dire.