8.0
- Band: DEFTONES
- Durata: 00:41:16
- Disponibile dal: 04/05/2010
- Etichetta:
- Warner Bros
- Distributore: Warner Bros
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Il sesto album dei Deftones doveva intitolarsi “Eros” ed era previsto prima della fine del 2009; poi si sa, certe volte il destino si mette in mezzo ed ecco arrivare l’incidente al bassista Chi Cheng, che cambia lo scenario con la band statunitense categorica nel voler per il momento accantonare il lavoro in corso per dar spazio a nuove composizioni in grado di rispecchiare al meglio lo stato d’animo attuale del gruppo. Il nuovo “Diamond Eyes” segna indubbiamente un ritorno alle radici nu metal, ma attenzione: i Deftones ormai hanno diversi anni di esperienza sulle spalle e le influenze new wave che abbondavano sull’ultimo “Saturday Night Wrist”, tanto dal renderlo accostabile ai Team Sleep, non sono state giustamente abbandonate; piuttosto possiamo parlare di un rimescolamento degli ingredienti sin qui utilizzati dal gruppo, in cui parti melodiche ed aggressive si alternano con una certa frequenza anche all’interno della stessa canzone. Fin dalla titletrack posta in apertura si intuisce l’intenzione della band di puntare su un sound più secco ed aggressivo, come dimostrano le pesanti chitarre di Carpenter, che resteranno affilate per gran parte del disco, o la produzione roboante firmata Nick Raskulinez, anche se nel ritornello le melodie si ergono protagoniste con Moreno ispiratissimo nella geniale linea vocale. La ripresa con “Royal” e “Cmnd/Ctrl” è di quelle che lascia il segno, con la seconda in particolare contraddistinta da una rabbia come non se ne sentiva da tempo nei dintorni di Sacramento. “Diamond Eyes” è contraddistinto da un songwriting continuo, capace di dispensare una certa varietà stilistica ed emozionale, fatto che rende ancor più gradevole l’ascolto complessivo dell’opera. Il groove grunge di “You’ve Seen The Butcher” si contrappone al sound oscuro, quasi disperato di “This Place Is Death”, mentre perle di assoluto valore quali “Prince”, “Risk” e il singolo “Rocket Skates” sono un continuo interporsi di atmosfere tese ad altre distese, con l’immancabile marchio di fabbrica di Chino sulle linee vocali storte, leggere, ossessive e ammalianti che si susseguono tra le note come se fossero pensate su partiture completamente diverse da quella reale. La costante crescita vocale (perlomeno in studio) di Chino Moreno trova conferma anche nei bellissimi lenti “Beauty School” e “Sextape”, che grazie a un’indole ariosa e sofferta aggiungono ulteriore valore ad un disco formalmente perfetto, che torna a spaccare e mantiene alta l’intensità emotiva. I paragoni con il passato sono inutili ed inconsistenti (non scomodiamo “White Pony” e compagnia…), i Deftones oggi sono diversi e, che piaccia o no, hanno acquisito nuove influenze. “Diamond Eyes” è l’ennesimo centro di una band che ha dimostrato negli anni di avere un’ispirazione ben al di sopra della media e – ne siamo certi – sarà uno dei dischi dell’anno.