8.0
- Band: DEFTONES
- Durata: 00:46:17
- Disponibile dal: 25/09/2020
- Etichetta:
- Warner Bros
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I Deftones si sono sempre presi tutto il tempo necessario per pubblicare album significativi, senza mai cadere e deludere in maniera notevole, ma lo zoccolo duro, da “Saturday Night Wrists” fino all’ultimo “Gore”, ha sempre percepito quella sfumatura di squilibrio tra l’immortale ying e yang che caratterizza il gruppo, estremizzato in uno scontro tra il carattere alternative di Chino Moreno ed il lato brutale e pesante di Stephen Carpenter. L’uomo giusto per risolvere la situazione non poteva che essere Terry Date, il sesto uomo con il quale la band di Sacramento va a rievocare il suo periodo storico ‘intoccabile’. Non siamo comunque di fronte ad un disco nostalgico: “Ohms” ristabilisce semplicemente il giusto equilibrio tra le spinte eteree e la necessaria, osannata e tanto desiderata forza di gravità, proprio grazie al certosino lavoro del producer, che incasella dinamiche sonore, zampate aggressive, evocazioni sintetiche ed esplosioni di luce e bellezza, rievocando una miriade di rimandi alla storia del gruppo. La prima metà, fino al canto dei gabbiani e al Delgado-break sul finale di “Pompeji”, è leggermente sul lato melodico/sperimentale, con una dirompente “Genesis” che setta i toni del disco, “Ceremony” e “Urantia” che mostrano il lato suadente di Moreno, volando sulle linee vocali di speranza in “Error”. Sinergicamente, gli ultimi brani sono quelli in cui i fan vecchia scuola perderanno completamente la testa, con riff importanti e una performance intensa del vocalist, che recupera la propria ferocia in “This Link Is Dead” come sopra il basso pulsante di “Radiant City”, seguite da una “Headless” che contiene comunque parti chitarristiche devastanti e la potenza dalle reminiscenze stoner della titletrack. Il viaggio di queste dieci tracce continua ad essere geometrico, primordiale, seducente, intossicante, erotico, andando a soddisfare ogni tipologia di fan dei Deftones e andando a premiare gli ascoltatori più assidui con la solita complessità e ricercatezza sonora.