9.0
- Band: DEICIDE
- Durata: 00:33:13
- Disponibile dal: 24/06/1990
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Uno degli esordi più destabilizzanti nell’intensa e caotica storia del death metal. Potremmo così riassumere la raccolta di brani che, nell’estate del lontano 1990, celebrò l’inizio del mito Deicide. Una formazione spesso chiamata in causa per gli atteggiamenti controversi, la professionalità discutibile, le marchiature a fuoco autoinflitte, eccetera, eccetera, eccetera, ma la cui influenza e il cui valore artistico – specie durante i primi anni di carriera – risultano imprescindibili se si entra nell’ottica di saggiare l’effettiva pericolosità del genere. Una manciata di canzoni che sublima il concetto di barbarie trasfigurandolo nelle fiamme e nelle esalazioni di una bolgia malsana, palpitante, refrattaria a qualsiasi legge morale. Il primo, audace tentativo di portare il suono di Morbid Angel e Slayer, precursori di un certo modo di raffigurare l’Inferno, su un altro livello di intensità, lambendo una ferocia poi definitivamente esplosa nel capolavoro del ’92 “Legion”. Il conseguimento di un simile risultato, come in altri casi illustri, lo si deve principalmente alla perfetta combinazione di talento, ingenuità e fanatismo dei soggetti coinvolti, all’epoca tutti poco più che adolescenti e desiderosi di terrorizzare una nazione ormai risvegliatasi dall’utopia del sogno americano, tra le avvisaglie di un disagio sociale pronto a sfogarsi (la rivolta di Los Angeles) e i fantasmi di orrori mai dimenticati (Charles Manson e la strage di Cielo Drive).
Prima che dissapori e personalità ingombranti ne compromettessero le dinamiche interne, il quartetto formato da Glen Benton al basso e alla voce, dai fratelli Eric e Brian Hoffman alle chitarre e da Steve Asheim alla batteria poteva infatti essere visto come uno degli esempi più fulgidi di perizia e concretezza applicate al genere, oltre che di una visione del Male spaventosamente cruda e terrena. I Nostri, già saliti agli onori della cronaca con i demo “Feasting the Beast” e “Sacrificial” rilasciati a nome Amon tra il 1986 e il 1989, misero qui a punto un’aggressione tanto impietosa quanto intelligentemente strutturata, convogliata in tracce che, pur nel loro incedere spasmodico, non faticavano a svettare sulla concorrenza per tecnica e orecchiabilità.
Il guitar work asciutto e ficcante, il drumming intenso ma sempre funzionale alla narrazione della tracklist, le urla ‘in rima’ (all’occorrenza filtrate) sputate in faccia all’ascoltatore… dal momento in cui l’opener “Lunatic of God’s Creation” spalanca le porte degli inferi in un rumore di lucchetti scardinati, “Deicide” è un continuo susseguirsi di riff modulati su velocità frenetiche e stacchi improvvisi, refrain martellanti (esemplari quelli di “Sacrificial Suicide” e “Dead by Dawn”) e invocazioni diaboliche, mettendo in fila una serie di carneficine che immaginiamo essere state concepite con l’effige di Satana dipinta di rosso sangue sul muro della sala prove. Un’aggressione che, se qualcuno potrà trovare puerile, chi ha davvero a cuore le sorti di certo metal estremo identificherà subito come autentica, frutto di un gruppo calato appieno nella dimensione di blasfemia e disordini da lui stesso plasmata. Un’opera fondamentale, seconda solo all’inarrivabile album successivo, nel tratteggio delle derive più feroci e iconoclaste della nostra musica preferita.