5.5
- Band: DEICIDE
- Durata: 00:37:56
- Disponibile dal: 14/09/2018
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Come si può parlare male di una delle band più importanti nella storia del death metal? Come si fa a spendere brutte parole per un gruppo che – più di tantissimi altri – ti ha spalancato le porte su un genere che ami, dando nuovo significato ai concetti di proibito e pericoloso? Si può eccome, specie se i diretti interessati si chiamano Deicide, lungi dall’essere un esempio di costanza e affidabilità nel corso della loro trentennale carriera. Glen Benton e compagni si riaffacciano sul mercato a cinque anni di distanza da “In the Minds of Evil” con un’opera che, è bene chiarirlo subito, si configura come la peggiore dai tempi bui di “Insineratehymn” e “In Torment in Hell”, suonando incredibilmente piatta e priva di mordente; una reiterazione di trademark un tempo efficacissimi e che ora, vuoi per una gestione approssimativa del songwriting, vuoi per il fatto di essersi auto-isolata dal mondo circostante, finisce per dipingere una formazione stanca e povera di idee.
Strano come il neo acquisto Mark English – sentito proprio in questi giorni all’opera nel comeback dei Monstrosity – non abbia deposto a favore del risultato finale; segno evidente che le dinamiche interne sono ormai in mano a musicisti non più in grado di capire cosa sia bene o male per il progetto. Rimandandovi al track-by-track di qualche settimana fa per un’analisi più approfondita , vi basti sapere che in “Overtures of Blasphemy” non troverete né la ferocia e le strutture snelle di un “Scars of the Crucifix”, né tanto meno la voglia di sondare nuovi terreni di “The Stench of Redemption” e “Till Death Do Us Part”. Persino dischi modesti come “To Hell with God” o il suddetto “In the Minds…” spiccano sulla concorrenza offerta da questi dodici brani. Il riffing spento, le strutture bolse e la mancanza di spunti accattivanti la fanno da padrone, per un album i cui pregi si fermano allo splendido artwork di Zbigniew Bielak (Ghost, Paradise Lost, Watain) e alla solita, convincente prova di Benton al microfono. Con gli Amon dei fratelli Hoffman in procinto di imbarcarsi in un tour mondiale dedicato a capolavori sempiterni come “Deicide” e “Legion”, i Nostri farebbero bene a guardarsi le spalle e correre in qualche modo ai ripari, prima di diventare agli occhi del pubblico la versione B di loro stessi.