7.5
- Band: DEICIDE
- Durata: 00:42:07
- Disponibile dal: 22/04/2008
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Tre album negli ultimi sei anni… è veramente periodo di vacche grasse in casa Deicide! E non solo per quanto riguarda la frequenza delle pubblicazioni, ma anche e soprattutto per la qualità del materiale contenuto in queste ultime. Dopo il buon “Scars Of The Crucifix”, che aveva segnato la parziale rinascita artistica della band, era arrivato il sorprendente “The Stench Of Redemption”, primo lavoro a essere concepito con l’apporto della nuova coppia d’asce Santolla/Owen. Un disco ottimo sotto tutti i punti di vista, alfiere di un songwriting talmente fresco e avvincente che era riuscito a convincere anche buona parte dei fan più scettici. Ora è invece il turno di “Till Death Do Us Part”… e i Deicide stupiscono ancora! Sia perchè è fondamentalmente il loro terzo disco consecutivo a dimostrarsi degno del loro nome (ve li ricordate gli anni bui degli imbarazzanti “Insineratehymn” e “In Torment In Hell”?), sia perchè, a dispetto delle aspettative generali, ripercorre ben poco i sentieri battuti dalla precedente e fortunatissima opera. Del resto, più o meno tutti pensavano che i Deicide avrebbero mantenuto la formula che aveva dato loro tante soddisfazioni solo due anni fa, invece su “Till Death Do Us Part” non ci si imbatte quasi mai in quelle trame maggiormente catchy e melodiche care a “The Stench…”. Lo split con Ralph Santolla – apparentemente in rotta con la Earache Records, tuttavia presente in qualità di session su diversi episodi del disco – senz’altro sarà stata una delle cause di questo cambio di rotta. Riteniamo che ancor più determinante sia stato però il desiderio di Steve Asheim, oggi unico compositore della formazione, di mettere ulteriormente alla prova le proprie capacità e di esplorare altri territori musicali. Il fatto che il nuovo platter risulti meno arioso di “The Stench…” non significa infatti che rappresenti un ritorno alle origini del sound dei nostri. O meglio… alcuni brani particolarmente crudi e serrati rimandano sì al passato della band, ma altri hanno poco o niente a che spartire con quanto prodotto da Glen Benton e soci sino a oggi. Stiamo parlando, ad esempio, di episodi interessantissimi come “Not As Long As We Both Shall Live” e “Horror in the Halls of Stone” (o anche della strumentale “The Beginning Of The End”), composizioni che già a partire dai titoli mettono in mostra un approccio insolitamente controllato per gli standard dei Deicide, offrendo lunghe sezioni strumentali, ora dalle atmosfere macabre e doomeggianti, ora – udite, udite – epiche. Non a caso, la durata di questi pezzi si aggira attorno ai cinque/sei minuti… una sorta di record per il gruppo. E la qualità è poi davvero di prim’ordine, quasi come se i Deicide maneggiassero da sempre soluzioni simili. Paradossalmente, canzoni assai più “classiche” e “alla Deicide” come “Hate of All Hatreds” o “Angel of Agony” risultano invece un pochino fiacche e ripetitive, tanto che vanno un po’ a compromettere l’impatto complessivo della tracklist. Tuttavia, per ognuna di queste, ci sono una “In the Eyes of God” e una “Severed Ties”, pregevoli old school song da headbanging immediato! In definitiva, chi era impazzito per la contagiosa freschezza di pezzi come “Homage For Satan” rimarrà forse un po’ spiazzato all’ascolto di questo lugubre e pesantissimo “Till Death Do Us Part”, ciò nondimeno ci preme davvero sottolineare come l’album – nonostante un paio di brani ordinari – proponga lo stesso delle piacevoli sorprese e palesi pienamente l’ottimo stato di forma di Mr. Asheim, oggi più che mai leader di questa band. Ascoltatelo con attenzione.