DEINONYCHUS – Fatalist

Pubblicato il 06/12/2024 da
voto
7.5
  • Band: DEINONYCHUS
  • Durata: 00:45:21
  • Disponibile dal: 29/11/2024
  • Etichetta:
  • Ván Records

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Di nuda apocalisse interiore, fragilità che sfocia in tragedia e pessimismo cosmico, vive platealmente e irrimediabilmente la vita dei Deinonychus e della loro musica. La band di Marco Kehren ha festeggiato nel 2022 il trentennale di carriera, con un monumentale box set contenente l’intera sua discografia in CD e vinile; adesso si ripresenta a noi tenendo ben saldi i legami con la propria storia, il proprio sdrucito tessuto sensoriale, dimostrando di essere ancora uno dei nomi di punti quando si parla di malessere esistenziale trasposto in musica.
Un suono, quello degli olandesi, fattosi sempre più strutturato e complesso con lo scorrere del tempo, viscerale ma dettagliato, torbido però definito, inesorabile eppure rifinito con cura per bilanciare istinto e ragionamento. Andando abbastanza in analogia con il predecessore “Ode to Acts of Murder, Dystopia and Suicide”, anche il nuovo “Fatalist” miscela diversi linguaggi, accattivando in fretta le attenzioni per via di un discorso musicale dove convergono doom, black metal, tocchi gotici e avant-garde e dinamiche plumbee che possono anche ricordare derive particolarmente pressanti e tragiche del post-metal.
Alla base di tutto rimane, fondamentale e pietra angolare del mondo Deinonychus, il saper trasmettere un disturbante senso di sofferenza, rendere l’intima negatività qualcosa di tangibile, scomodo, che si vorrebbe fuggire e invece viene riversato addosso con tremenda veemenza. Insomma, non si scappa. Non si fugge e nemmeno si ha qualche istante di pausa, perché se vi sono contrasti e ondulazioni emotive nella musica della formazione olandese, questi fanno comunque restare in territori disagevoli. Nessun alleggerimento, nessuna pietà.
In “Fatalist” un sentimento di desolazione e ineluttabilità del dolore la fa spesso da padrone, annerisce e appesantisce i brani, li trasforma in tremule litanie di angoscia e prostrazione. Un incedere lento e per nulla statico, tra armonie di chitarre molto evocative e arrangiamenti misurati, fondamentali per adornare di peculiari vibrazioni le singole tracce.
A unire tutti i punti di questa costellazione funerea c’è infine la voce di Kehren, che non ha perso niente del suo fascino perverso e incide nella carne anche in “Fatalist”, con le sue urla efferate. Vere e proprie coltellate, a volte più narrative, altre iraconde e pazzoidi.
I Deinonychus del 2024 sanno essere allo stesso tempo ‘datati’, mantenendo un taglio old-school alla materia doom e black metal, come magnificamente al passo coi tempi, per una cura di dinamiche, suono e arrangiamenti che li fa suonare comunque freschi e nient’affatto vintage. Il clima luciferino, angosciante e cinematografico di tracce come “Prays To God, Sleep With The Devil” e “The Human Heart Is A Cemetery” fa tendere il gruppo verso creature ibride e affascinanti del mondo extreme metal come Void Of Silence, Monumentum e Cultus Sanguine, curiosamente tre formazioni italiane, ognuna per qualche motivo riconducibile all’operato del terzetto orange. I primi due soprattutto per il taglio avant-garde e quasi sacrale di alcune fasi sonore, gli ultimi per l’equilibrio tra doom e black metal.
Come per altre entità ‘di nicchia’ dei primi anni ’90, i Deinonychus sono riusciti nella piccola impresa di perseverare nel proprio percorso creativo, non derogare ai propri principi e insieme evolversi quanto basta per arrivare ad oggi in perfetta forma, con un occhio al passato e un altro fisso sul presente. Senza illusioni ma pure senza tentennamenti.

 

TRACKLIST

  1. Prays to God, Sleep with the Devil
  2. Fatalist
  3. The Human Heart Is a Cemetery
  4. A Cross to Bear with Sorrow
  5. Beast Throne
  6. Lucifer, I Witness
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