DEINONYCHUS – Mournument

Pubblicato il 05/11/2002 da
voto
8
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Poche band come i Deinonychus di Marco Kehren possono dire di possedere un sound unico e difficilmente imitabile. Nel decimo anniversario dall’avvio del progetto musicale Deinonychus, successivo ad una primordiale incarnazione nella black metal band Malefic Oath dalla quale Marco prese presto le distanze per potersi dedicare ad un suo progetto personale che riflettesse al meglio la sua sensibilità artistica, arriva questo quinto album (il sesto se consideriamo anche “After The Rain Falls”, re-release di materiale demo risalente ai primi mesi di attività della band) che continua la tradizione black/doom metal iniziata nel 1995 con il devastante debutto “The Silence Of December”, e proseguita con successo da “The Weeping Of A Thousand Years” (entrambi rilasciati all’epoca dalla britannica Cacophonus Records), rivisitando il tutto in una chiave più moderna, compatta ed originale. Decisamente in linea con il precedente “Deinonychus” (per molti e per la band stessa il proprio picco creativo assoluto, anche se a mio avviso questo tipo di valutazione rende gravemente torto ai suoi tre splendidi predecessori), “Mournument” è un album di una pesantezza opprimente, a momenti claustrofila, e dai tratti artistici assolutamente disorientanti e che il più delle volte non rispettano in alcuna maniera l’orizzonte d’attesa del pubblico: in brani come “Arrival In Mesopotamia”, “Selek From Menes”, “The Obscure Process Of Metamorphus”, a mancare è soprattutto la certezza di una geometria circolare e di un rassicurante refrain che permetta all’ascoltatore di identificare il climax della composizione lasciandogli esalare un timido e quanto mai liberatorio sospiro di sollievo. Marco Kehren si guarda invece bene dal porgere un comodo cuscino su cui riposare all’ignaro ascoltatore, e fa di tutto per rendere l’angoscia e la disperazione delle liriche di “Mournument” con un approccio vocale che per emozionalità ed interpretazione si erge assolutamente über alles, confermando così le ottime impressioni suscitate all’indomani della significativa collaborazione con i tedeschi Bethlehem. ‘Suicidal dark metal’ – questo è infatti l’appellativo con cui Marco Kehren ama rivolgersi alla sua musica – che odora ancora delle pagine di depressione pura dei primi ed indimenticabili Katatonia e di quella delittuosa follia del Burzum-icona delle primigenie della misantropia in musica: parole e note che sanguinano depressione ed immane angoscia come recentemente avevamo potuto ascoltare soltanto in Shining, My Shameful, Forgotten Tomb. Un concentrato mostruoso di violentissimo doom metal ed un’attitudine profondamente malata e deviata fanno dei Deinonychus una band morbosamente legata agli scenari di intima desolazione ed insofferenza ideologica del movimento metal estremo nella prima metà degli anni Novanta: linee programmatiche che molti – troppi – artisti hanno purtroppo tralasciato (più o meno volutamente) per ritagliarsi un cantuccio nell’indomito mercato discografico della musica metal per le masse. Un inchino ai Deinonychus: quando la perserveranza è sinonimo di arte. E di culto.

TRACKLIST

  1. Pluto's Ovoid Orbit
  2. Salus Deceived
  3. Odourless Alliance
  4. Tantalised In This Labyrinth
  5. The Crimson Tides - Oceans Of Soliloquy pt.II
  6. Selek From Menes
  7. A Misleading Scenario
  8. The Obscure Process Of Metamorphus
  9. Arrival In Mesopotamia
  10. Ancient Dreams
  11. Ascension - The 40th Day After Easter
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