6.0
- Band: DELAIN
- Durata: 01:03:24
- Disponibile dal: 08/11/2024
- Etichetta:
- Napalm Records
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Dopo aver introdotto l’anno scorso la nuova line up con “Dark Waters”, i Delain di Martijn Westerholt (unico sopravvissuto della formazione originaria) tornano con un nuovo EP, in uscita ad un mese di distanza dal debutto da solista dell’ex cantante Charlotte Wessels. Lasciando da parte le teorie cospirative degne di Kazzenger – è pur vero che la formazione olandese ha da sempre alternato full length e lavori sulla media distanza – prendiamo atto che “Dance With The Devil” è in realtà un maxi EP, anche se di fatto gli inediti si limitano a due sole tracce.
La title-track posta in apertura è verosimilmente il piatto forte di questa uscita e, pur essendo un ‘more of the same’ dei vecchi Delain, la timbrica di Diana Leah ben si sposa ai synth più danzerecci, anche se il breakdown posto nel bridge suona un po’ forzato. Discreta anche la successiva “The Reaping”, classico pezzo symphonic metal stile Within Temptation che si regge sulle spalle di Diana e sulla tastiera di Martin, così come la rivisitazione del vecchio classico “Sleepwalkers Dream”.
Niente da dire anche sul ricco comparto live: i nove pezzi qui proposti, dalle più recenti “Moth To A Flame” e “The Quest And The Curse” alle più datate “April Rain” e “Invidia”, sono suonati e cantati alla grande (da notare anche la presenza dello special guest Paolo Ribaldini al microfono su tre tracce, ad aumentare la componente tricolore insieme al bassista Ludovico Cioffi e alla stessa Diana), così come l’interazione del pubblico risulta perfetta al punto da sembrare quasi campionata; resta il dubbio sull’utilità, dato che chi non li ha ancora visti dal vivo con la nuova formazione si sarà già fatto un’idea su Youtube, mentre la scaletta monca non lo rende un album dal vivo a tutti gli effetti.
Di sicura inutilità sono infine le versioni karaoke delle prime due tracce poste in chiusura, così come il finale alternativo di “Underland” torna buono solo per sfondare il muro dell’ora di durata; abbastanza paradossale, considerata la natura dell’uscita, destinata verosimilmente a battere il ferro dell’algoritmo e mungere un altro po’ i fan più affezionati.