6.5
- Band: DELAIN
- Durata: 00:47:33
- Disponibile dal: 10/10/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
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Cambiare cantante non è storicamente un’impresa facile – citofonare Steve Harris, Nikki Sixx o Dino Cazares per referenze a riguardo – ma è anche vero che nella storia recente ci sono stati avvicendamenti dietro al microfono superati più o meno indenni (Kamelot, Nightwish, Sirenia) o addirittura forieri di maggiore popolarità (Arch Enemy).
Nel caso dei Delain l’uscita della cantante Charlotte Wessels è soltanto la punta dell’iceberg di una diaspora che un paio d’anni fa ha coinvolto tutta la band ad eccezione del tastierista e mastermind Martijn Westerholt, che per l’occasione ha richiamato in servizio i vecchi membri Ronald Landa (chitarra) e Sander Zoer (batteria), oltre al bassista Ludovico Cioffi. L’attenzione di tutti è però sulla figura della nuova cantante Diana Leah, di origine rumena ma residente in Italia, pescata dalla scena trance e dalla timbrica sorprendentemente simile a quella di Charlotte.
Cambiare tutto per non cambiare niente: sembra questo il motto dei nuovi Delain, che fin dalla copertina mettono in mostra la nuova frontwoman riprendendo però l’artwork dei vecchi lavori, seguendo un’operazione recupero che trova subito conferma nel primo singolo “The Quest and the Curse”, discreto pezzo nel segno del symphonic metal più roccioso (più Kamelot che Nightwish, per intenderci) ma senza particolari guizzi. Il discorso è applicabile al resto di “Dark Waters”: dagli arrangiamenti pop-metal di “Hideaway Paradise” ai vocalizzi della semi-ballad “Mirror Of Night” (dove figura anche Ruud Jolie dei Within Temptation), passando per l’epica sinfonica di “The Cold” e la più danzereccia “Queen Of Shadow”, tutto suona formalmente perfetto ma al tempo stesso già sentito, compresa la battagliera “Invictus” con l’immancabile cameo di Marko Hietala. Una scelta per certi versi comprensibile, stante la necessità di rassicurare i fan visto il terremoto in formazione, ma al tempo stesso un passo indietro rispetto al più coraggioso “Apocalypse & Chill”.
Parlare di occasione mancata sarebbe forse ingeneroso, ma il tempo dirà che direzione prenderanno questi vecchi-nuovi Delain: nel frattempo un ritorno senza particolari sorprese, che permette alla formazione olandese di restare a galla in acque profonde, guardando soprattutto a chi ha nostalgia del periodo di mezzo della loro discografia.