7.0
- Band: DELAIN
- Durata: 01:04:55
- Disponibile dal: 01/06/2012
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Li avevamo accolti compiaciuti in occasione del debutto di sei anni fa, impreziosito da illustri collaborazioni, ed avevamo confermato la buona impressione con il successivo “April Rain”, ed ora gli olandesi Delain sono arrivati al tanto agognato terzo album, che rappresenta un crocevia importante nella storia di una band. Dopo alcune traversie di mercato che ne hanno ritardato l’uscita, la Roadrunner pubblica finalmente “We Are The Others”, un lavoro symphonic gothic rock perfettamente in linea con i due precedenti, che ci intrattiene piacevolmente per la sua intera durata. Le influenze sono sempre individuabili nei conterranei After Forever, Within Temptation ed Epica, ma quello che hanno i Delain in più, a nostro avviso, è la voce interessante, riconoscibile, e soprattutto molto elegante di Charlotte Wessels, che nel suo piccolo si sta ritagliando il proprio spazio in un genere che si sta francamente inflazionando oltremodo. La melodia è la protagonista dell’intero platter, e la band è sempre attenta a non ‘appesantire’ eccessivamente la proposta con stratificazioni eccessive, al fine di ispessire e portare in primo piano le chitarre. Fanno capolino inoltre suoni elettronici di synth (per esempio nella affascinante e vagamente ‘pop ottantiana’ “Milk And Honey”) che ben si sposano con il lato sinfonico, da sempre caratteristico della band. “Hit Me With Your Best Shot” invece rappresenta il lato più pop della band (inizialmente avevamo sperato che si trattasse di una cover del brano di Pat Benatar, ma trattasi solo di omonimia) e, pur ravvisando una perizia compositiva invidiabile, non siamo coinvolti dal pezzo quanto avremmo voluto. Validissimo il brano “Where Is The Blood”, in cui la band si avvale della collaborazione con il cantante dei Fear Factory Burton C. Bell, anche se risulta molto (anzi troppo) vicino agli ultimi episodi dei nostrani Lacuna Coil. Una menzione a parte va fatta per la title track, dedicata (come del resto l’intero album) alla memoria di Sophie Lancaster, giovane appassionata di musica goth brutalmente aggredita nel 2007 da un gruppo di adolescenti in un parco del Lancashire e morta dopo tredici giorni di sofferenza in ospedale. Il pezzo riesce nell’arduo compito di evitare banalità e polemiche a livello lirico e a livello musicale colpisce decisamente nel segno. La qualità media si mantiene sufficiente, ad eccezione di pezzi più canonici come “Electricity”, “I Want You” e “Not Enough” che, pur possedendo una qualità superiore alla media, non rende giustizia allo sforzo rappresentato da questo “We Are The Others”. Un album di una band matura, che sta ancora crescendo, ma che siamo certi ci regalerà album sempre più completi.