7.0
- Band: DÉLUGE
- Durata: 00:56:48
- Disponibile dal: 06/11/2020
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo anni in cui sembrava essersi dimenticata della loro esistenza, la Metal Blade è chiaramente tornata a puntare sull’underground e sulle frange più defilate della nostra musica preferita. Senza magari eccedere in estremismi o sperimentazioni (non parliamo di certo della nuova Profound Lore), ma addentrandosi comunque in territori più arditi e sfuggenti rispetto a quelli presieduti dai vari Cannibal Corpse, Ensiferum e Killswitch Engage. È da questo proposito che arrivano dischi come i recenti “The Harrowing of Hearts” (Blaze of Perdition), “Mara” (Cult of Lilith) o il qui presente “Ægo Templo”, seconda fatica sulla lunga distanza dei transalpini Déluge dopo un esordio promosso dalla piccola Les Acteurs de l’Ombre Productions ormai un lustro fa.
Un lasso di tempo considerevole che, a giudicare dall’ora di ascolto imbastita dalla nuova tracklist, è evidentemente servito al quintetto per ampliare non di poco i propri orizzonti musicali, passando da un black metal/hardcore percussivo e straziante ad una miscela quasi onnicomprensiva di sonorità intimiste e tumultuose. ‘Post’ metal nell’accezione più ampia del termine, quindi, che filtra la suddetta aggressività attraverso un tocco ora dilatato e impercettibile, ora drammatico e ruggente, andando a scomodare una moltitudine di nomi che – in un modo o nell’altro – hanno fatto di certe caratteristiche i loro trademark. Dai ‘soliti’ Alcest/Envy quando a salire in cattedra sono le atmosfere malinconiche e dolciastre (da segnalare lo spoken word di Tetsuya Fukagawa su “Gloire au silence”) ai Gojira di “From Mars to Sirius” nei momenti in cui l’asticella del groove si alza, passando per richiami a gente come Deafheaven, Cult of Luna e Burst, i dieci brani dell’opera offrono un ventaglio di soluzioni davvero molto ampio, presentandoci una formazione più che mai ambiziosa e desiderosa di suonare secondo un approccio ‘free’ ed emotivo, libero da troppi schemi mentali.
Il risultato finale? Affascinante, curatissimo e pressoché irrinunciabile per i grandi fan delle formazioni citate, sebbene sia doveroso segnalare come la personalità non sia ancora il punto forte dei Nostri e che, a furia di insistere su trame così dense ed espansive, una certa dose di prolissità faccia inevitabilmente la sua comparsa. Non sempre il focus viene mantenuto costante, e l’impressione è che una sforbiciata avrebbe senza dubbio giovato a composizioni molto lunghe come la titletrack, “Digue” o “Vers”, ciononostante si può dire che la prova venga portata a casa con successo dai Déluge, i quali – forti anche del supporto dell’etichetta americana – potrebbero seriamente cominciare a pensare in grande. Vedremo cosa riserverà loro il futuro.