5.0
- Band: DEMETRA SINE DIE
- Durata: 00:45:49
- Disponibile dal: 07/03/2008
- Etichetta:
- My Kingdom Music
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
Apple Music:
Prodotto da Tommy Talamanca dei Sadist, il debutto dei Demetra Sine Die “Council From Kaos” mostra tutti i limiti che da sempre affliggono la scena italiana, sempre più avvitata su se stessa: scarsa originalità, poca professionalità e più in generale carenza di inventiva. Ecco perché, eccettuati i grandiosi Novembre, i fantastici Klimt 1918, gli ottimi Sadist, gli amati/odiati Rhapsody Of Fire (non obbligateci ad includere nella lista tutte le vostre band preferite), non abbiamo una reale scena capace di dire la sua in ambito internazionale. Il sottoscritto, da tempo disgustato da tutti i prodotti amatoriali/fotocopia prodotti nel nostro paese (salvo le eccezioni del caso), non può fare a meno di attribuire una bassa votazione anche a questo lavoro, un mattone ben suonato, ma mal cantato e prodotto in modo decisamente (ed inaspettatamente) amatoriale. I pezzi si muovono sui territori di un dark metal dalle tinte prog, che stenta a convincere fin dall’ampollosa opener “Blood And Water”, avvitata su se stessa, così come “Ethik”, il pezzo potenzialmente sufficiente del lotto, se non fosse per la pessima prestazione del cantante Marco Paddeu, sicuramente più a suo agio con la sei corde. I tempi si mantengono sempre su velocità medie, e ciò non contribuisce a donare al platter quella varietà che potrebbe rappresentarne la salvezza; una band, in sostanza, occupata e preoccupata di dimostrare per prima a se stessa che la strada intrapresa sia quella giusta, anche grazie ad inutili e pretenziose sovrastrutture coniate ad hoc per aumentare l’aura. Basti leggere infatti la bio, dalla quale evidentemente molti recensori di webzine hanno preso troppo spunto, dove si indicano Tool, Katatonia e Anathema tra le influenze. Niente del sound magico di queste tre band compare tra i solchi di “Council From Kaos”, a meno che scarsa professionalità e conoscenza della musica non ci porti ad attribuire immediatamente ai Tool un semplice frammento di basso/batteria che vada oltre il sound dei Manowar. Non è il caso di sprecare altro tempo su un disco che ha davvero poco da dire. Una piccola provocazione: davvero chi ha giudicato positivamente questo lavoro sarebbe disposto a sborsare 20 Euro per farlo suo?