7.5
- Band: DEMISER
- Durata: 00:40:24
- Disponibile dal: 23/08/2024
- Etichetta:
- Blacklight
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Volessimo rappresentare in modo schietto e semplice le temperature raggiunte in questa afosa estate, non dovremmo far altro che prendere in prestito la copertina del qui presente “Slave To The Scythe”, secondo full-length degli americani Demiser. Fiamme, fiamme e ancora fiamme. È un mostro infernale, quello che campeggia al centro dell’artwork: armato di scettro e spada, rigorosamente incandescenti, guida la file di un’orda di creature altrettanto orribili, intente a sterminare la zona circostante, mentre sullo sfondo una chiesa viene miseramente avvolta da lingue di fuoco e nuvole di fumo ricoprono il cielo. Una frustata artistica, tinteggiata di nero-giallo-rosso, a sottolineare le sferzate black-thrash del quintetto statunitense, attivo dal 2018 e reduce dall’esordio di tre anni fa targato “Through The Gate Eternal”, nel quale avevano lanciato una prima avvisaglia della loro selvaggia potenzialità.
Cosa ci offrono i Demiser? Come deliziano i nostri padiglioni auricolari? Fondendo a dovere ferocia, aggressività e un pizzico di sana ignoranza, i cinque della Carolina del Sud hanno riversato negli otto pezzi di “Slave To The Scythe” (facendoci respirare con la centrale “Interlude”) furia e furore, mostrando più di un interesse nei confronti di band come Destroyer 666, Midnight, Toxic Holocaust e Urn, aggiungendo in taluni passaggi anche scintille di puro heavy classico. Miscela speed, micidiale e diabolica, che ci riporta sui binari intrapresi dai contemporanei Hellripper, risultando un tantino meno originali del gruppo scozzese, ma comunque ugualmente efficaci ed incisivi.
Nella sua presa d’assalto (l’opener “Feast” ne è l’immediata testimonianza), il nuovo dei Demiser appare quasi più ragionato rispetto al precedente “Through The Gate Eternal”, tanto che non è stata sufficiente la consueta bastonata iniziale (dicesi primo ascolto) per gustarsi speditamente l’appetitoso e luciferino tavolo sonoro solitamente già apparecchiato in altri lavori simili. E questo non per la presenza di riff intricati o differenti soluzioni ritmiche tra un brano e l’altro, ma piuttosto per la diversa modalità con la quale gli elementi coriacei elencati sopra sono stati riversati nel rogo acceso dalla band a stelle e strisce. Se l’acciaio di un heavy metal ottantiano rifulge nella title-track, risultando ancor più epico in “Hell Is Full Of Fire”, il versante black dei Demiser si fa largo nella glaciale “Phallomancer The Phallomancer” e nella conclusiva “In Nomine Baphomet”, lasciando invece a “Carbureted Speed” il compito di farci sbattere la testa a colpi di speed metal. E chiudiamo pure un orecchio di fronte ad una certa staticità vocale del frontman Demiser The Demiser (alias Brad Deerhake), il cui ruggito rende la parte ‘lirica’ non sempre avvincente; “Slave To The Scythe” ci rovescia sul cranio una sana colata di lava black-thrash. Proprio quella che ci voleva…