8.0
- Band: DEMIURGON
- Durata: 00:40:01
- Disponibile dal: 12/07/2019
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
Spotify:
Apple Music:
In attesa che i cosiddetti pesi massimi (Hour of Penance, Hideous Divinity) rimettano a ferro e fuoco la penisola con la loro proverbiale forza distruttrice, la scena death metal italiana decide di non starsene con le mani in mano e di infliggere un colpo da KO agli appassionati di certe sonorità grazie alla seconda prova sulla lunga distanza dei Demiurgon. Un disco, il qui presente “The Oblivious Lure”, che ritrae la formazione emiliana alle prese con la medesima formula saggiata sull’esordio “Above the Unworthy”, senza quindi mettere in mostra particolari evoluzioni stilistiche ma, al contempo, senza neanche retrocedere di un passo in termini di efficacia e ricercatezza del suono. I Nostri, cinque ragazzi non più giovanissimi con un presente e/o un passato tra le fila di realtà come Hatred, Unbirth e Valgrind, vivono letteralmente per suonare questo tipo di musica, e il loro mix di passione e competenza non esita neanche un secondo a manifestarsi durante l’ascolto di questa nuova opera edita da Everlasting Spew.
Prendendo a modello il filone statunitense più brutale e apocalittico (Deeds of Flesh, Monstrosity, Morbid Angel, Severed Savior e decine di altri), i Demiurgon si rendono protagonisti di una sequela impressionante di riff e soluzioni ritmiche al cardiopalma, perennemente sospesi tra lucida meticolosità e ferocia insensata. Un’aggressione tanto mutevole quanto ingegnosa, il cui quoziente tecnico – splendidamente immortalato da un guitar work al costante servizio della narrazione dei brani – non sfocia mai in sterili forme di onanismo. Al contrario, l’album si rivela la perfetta combinazione di vecchia e nuova scuola, incanalando i vari elementi che la compongono (audaci stop’n’go, mini-break cadenzati e distruttivi, sfuriate rapidissime, ecc.) in tracce ligie al concetto di forma canzone, ordinate e distinguibili fra loro. Da segnalare, infine, il pregevole uso dell’idioma italiano in alcuni episodi-chiave della tracklist (“Il culto cannibale” e “Profezia di una specie morente” su tutti), per un comeback curato minuziosamente in ogni suo aspetto e destinato a figurare in svariate ‘top 10 death metal’ di fine anno. Lasciatevi travolgere da questa furia.