6.5
- Band: DEMONAZ
- Durata: 00:35:28
- Disponibile dal: 01/04/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dopo le convincenti prove di Abbath con gli I e con gli Immortal, anche il suo vecchio compagno Demonaz scende in pista con il suo primo album solista. Fa piacere vedere che l’ex Immortal abbia ancora voglia di fare musica, nonostante probabilmente non riuscirà più a suonare la chitarra a causa di una forte tendinite. Qui infatti il nostro si ricicla come singer, con discreto costrutto dobbiamo dire, lasciando la sei corde nelle fidate mani di Ice Dale. A completare la line up troviamo Armagedda, primissimo batterista dei già citati più volte Immortal. Anche la proposta musicale non si discosta molto dalle ultime fatiche di Abbath, quindi un extreme epic venato di black di matrice assolutamente bathoryana. Ciò che differenzia l’esordio di Demonaz è un elevatissimo tasso di classic metal introiettato all’interno dei brani, soprattutto a livello di architetture chitarristiche e di assoli, questi ultimi spesso ai confini del power. Se alcuni episodi risultano estremamente convincenti, grazie soprattutto all’incedere ritmico trasudante epicità, come ad esempio “All Blackened Sky”, “Where Gods Once Rode” o “Legends Of Fire And Ice”, lo stesso non si può dire per il resto del lavoro. Tra brani semplicemente poco ispirati come la title track, altri dove l’epicità pare quantomeno plasticosa ed altri ancora pieni di melodie poco consone al contesto e fin troppo “solari”, “March Of The Norse” si dimostra un lavoro magari passionale, ma anche piuttosto banale e a tratti noioso. Capiamo benissimo che i Bathory abbiano avuto un’influenza enorme sui membri della Immortal family, ma ridursi a riproporre mere copie di “Hammerheart” o di “Blood Fire Death” ammantandole di maggiore tasso melodico ci pare un po’ poco per un musicista del calibro di Demonaz. Certo, diranno in molti, anche gli I e gli Immortal hanno fatto lo stesso, ma in quei casi il songwriting era di più alto livello e le componenti hard rock e black che contenevano si sposavano molto meglio ai contesti lirico e musicale. I fan probabilmente brameranno per quest’ album, ma tutto sommato a noi pare più frutto del mestiere che di una reale urgenza artistica; il risultato finale non è malvagio, dato che il trio norvegese sa perfettamente come scrivere brani ed interpretarli al meglio, ma sicuramente ci aspettavamo qualcosa di più e di migliore. Per ora ci limitiamo a gioire per la salute di Demonaz, magari per la musica ci sarà tempo in futuro.