DEMONIAC – Nube Negra

Pubblicato il 22/08/2023 da
voto
7.5
  • Band: DEMONIAC
  • Durata: 00:41:42
  • Disponibile dal: 01/09/2023
  • Etichetta:
  • Edged Circle Productions

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Mantiene un fragile equilibrio tra ardori beceri, tecnicismi a oltranza, esotismo e ricercatezza, il terzo album dei cileni Demoniac. La compagine sudamericana si era segnalata all’attenzione dell’underground con due opere dai tratti poco standardizzati, rivisitazioni fameliche, ‘calienti’ ed estrose dei dogmi del techno-thrash, sporcate di una rabbia ferina e tipicamente sudamericana. In “Intemperance” prima e “So It Goes” poi si era apprezzato un linguaggio thrash appuntito e dal mordente assicurato, di solide basi oltranziste, spostato dalle ottime capacità tecniche ed eclettismo funambolico verso orizzonti galattici e una miscellanea di sensazioni quasi psichedelica. In “Nube Negra”, il filo si riannoda ineluttabilmente alle ultime note proprio di “So It Goes”: da lì la band riparte per ridar vita a un concentrato di thrash palpitante, sprezzante nel suo aggredirci e strattonarci senza sosta. Una musica che, tenendo fede ad alcuni tratti somatici caratteristici del Sudamerica, penetra nella carne prima di tutto grazie alla sua foga, il desiderio di far male e l’entusiasmo dissennato, fanciullo, che i musicisti di quell’area del pianeta sanno infondere negli strumenti.
Per quanto si notino in fretta le coloriture e angolazioni anomale dell’insieme, a colpire in principio è la carica della formazione. Un grimaldello, una chiave di volta per stordire e intimidire, inanellando cavalcate infuocate, stop’n’go ben calibrati, riff appuntiti e una voce – in spagnolo – rozza e feroce quanto necessario. L’impeto degli assalti mostra abbastanza in fretta il suo secondo volto, o meglio, la sua espressione meno prevedibile e più enigmatica: fioriscono presto solismi prolungati e altamente musicali, le ritmiche chitarristiche guizzano quasi gioiose in alcuni punti, mescolando alla torva spietatezza thrash una calorosa anima latina. Non che si colgano sentori ‘etnici’ o elementi fuorvianti rispetto all’impianto metal, è qualcosa di cui la musica è intrisa senza mostrarsi platealmente.
Come accaduto nelle pubblicazioni passate, l’essere sballottati tra marciume e visionarietà porta inizialmente disorientamento, come se ci fosse un cozzare un poco fastidioso di suoni e approcci. È un’impressione ingannevole: il disordine creativo dei Demoniac è quello che potevano avere i primi Voivod, fino a “Dimension Hatröss”, oppure dei Vektor più arruffoni, se non ancora dei Dark Angel trapiantati nell’emisfero sud delle Americhe. Il gruppo, poi, ama far intrufolare strumenti raramente uditi in questi contesti, e si permette allora di introdurre clarinetto, fisarmonica e organo moog nella concitazione thrash. Ciò avviene preferibilmente per ammansire la propria indole, far filtrare melodie ariose e respirare un’atmosfera sofisticata, in alcuni passaggi addirittura lievemente flamencata. Non si sfora in sprazzi festosi o chissà quanto fuorvianti rispetto al sentiero principale: si tratta di piccole ma evidenti variazioni che si innestano con naturalezza e senso compiuto nelle singole tracce.
I Demoniac non cercano soluzioni particolarmente ‘storte’, ermetiche o astratte, sono al contrario estremamente carnali, livorosi, bravi a giostrare gli andamenti più canonici del genere e spezzarli con pause, divagazioni e trovate di ascendenza ben diversa. Per dare un’idea sommaria, il risultato complessivo potrebbe essere quello ottenuto prendendo dei giovani Sepultura/Sarcofago, farli ballare a una tradizionale festa paesana dei paesi latini, immergendoli infine in lunghe sessioni di ascolto di prog settantiano. Ecco, a grandi linee potrebbero scaturirne i contenuti di “Nube Negra”. Passionalità e riflessione si intrecciano e si abbandonano a più riprese, portando a canzoni avventurose e dagli sviluppi imponderabili: a emergere nella valorosa tracklist sono sia gli episodi a maggior tasso di sperimentazione, come “Veneno” e la sua sospirante coda strumentale, sia quelli pressanti e assatanati: l’euforica chiusura “El Final”, con le soliste a spiccare per luminescenza e briosità, appaga i sensi sia del thrasher più rozzo che l’ascoltatore restio a farsi semplicemente prendere a mazzate.
Con “So It Goes” i Demoniac avevano fissato dei notevoli standard, in questo terzo disco sono riusciti a mantenersi su quei livelli, senza snaturarsi né semplificarsi. Ormai una sicurezza.

TRACKLIST

  1. Nube Negra
  2. Marchageddon
  3. Ácaro
  4. La Caída
  5. Synthèse d'accords
  6. Granada
  7. Veneno
  8. El Final
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