6.0
- Band: DEMONS & WIZARDS
- Durata: 01:04:50
- Disponibile dal: 21/02/2020
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
I Demons & Wizards sono una di quelle realtà che riesce sempre a creare molta aspettativa davanti a una nuova uscita. Perché, nonostante una discografia che con questo “III” va a comporsi di soli tre album, questo progetto è nato da due tra le menti più decisive nel mondo del metal degli ultimi decenni: il chitarrista degli Iced Earth Jon Schaffer e il cantante dei Blind Guardian Hansi Kürsch.
Sin dalle origini di questo side project – iniziato intorno al 2000 – l’intento dei due musicisti è sempre stato quello di coniugare i sound delle band di provenienza. Anche in “III” permane immutata questa intenzione, aggiornando però la musica proposta in linea con i nuovi corsi di Blind Guardian e Iced Earth, oramai decisamente lontani dalle personalissime visioni di power metal realizzate vent’anni fa.
Sin da subito è infatti chiaro che questi Demons & Wizards sono ben diversi dall’esordio o dall’episodio del 2005 “Touched By The Crimson King”: “III” è un album che vira verso composizioni più complesse, riflessive, attingendo a un background musicale molto ampio, dal prog degli anni Settanta a un più vago metal melodico, passando per incursioni nel folk e nel rock classico. Kürsch e Schaffer rinunciano dunque ad aderire a una pura connotazione power o heavy, imboccando una strada amorfa dal punto di vista della catalogazione stilistica, ma che al contempo potrebbe sembrare, a suo modo, il sintomo di una maturità musicale.
L’ascolto di “III” è un’esperienza che lascia un po’ straniti, tra delusione e approvazione, e l’opener “Diabolic” può trarre in inganno. Infatti nella prima parte del brano si ha la sensazione di ritrovarsi davvero a metà strada tra i riff di “The Dark Saga” degli Iced Earth e le splendide melodie di “Imaginations From The Other Side” dei Blind Guardian, ma la struttura del pezzo, con un ritornello un po’ debole e con una lunga coda finale dove si rincorrono arpeggi e linee vocali tutt’altro che lineari, ci consegnano la sintesi del resto dell’album: una costante alternanza di atmosfere che tentano una ricercatezza strutturale figlia di una insolita idea di power-prog ormai chiaramente cara alle due menti dei Demons & Wizards.
La seguente “Invincible” è una canzone dal forte sapore rock, dove Kürsch intesse un buon chorus e Schaffer sembra omaggiare i suoi maestri degli anni Settanta, mentre nelle successive “Wolves In Winter” e “Final Warning” ritornano suoni e strutture più vicine al metal, in alcuni passaggi molto piacevoli sebbene senza raggiungere mai un’ efficacia e un grado di energia davvero convincenti.
“Timeless Spirit” prova a candidarsi come ‘nuova’ “Fiddler On The Green” (semi-ballad capolavoro presente nel disco d’esordio), ma non raggiunge per nulla il pathos dell’illustre precedente. E al centro del disco troviamo brani come “Dark Side Of Her Majesty” e “Midas Disease”, che sembrano restituire la vera natura di questi Demons & Wizards: uno spazio musicale dove Kürsch e Schaffer sperimentano con i loro gusti e i loro marchi di fabbrica, tra cori iper-stratificati e arrangiamenti costipati da un totale asservimento alle partiture di chitarra, come se, tutto sommato, la forma-canzone non fosse davvero importante – come se il vero obiettivo fosse semplicemente quello di fare ascoltare la voce di Kürsch e fare ascoltare la chitarra di Schaffer, nulla di più.
Per fortuna, in chiusura arrivano “Universal Truth” e la lunga traccia “Children Of Cain”, quasi dei piccoli gioielli di metal moderno ed epico, dotati di una freschezza inaspettata e capaci di restituire finalmente in modo tangibile quell’immaginario che tra magico e demoniaco dovrebbe caratterizzare la statura di questo progetto musicale. Questi due episodi, insieme (parzialmente) all’opener “Diabolic”, spiccano per qualità e lucidità compositiva, innalzando di molto il risultato finale, lasciando però l’amaro in bocca per i lunghi momenti che nel corso di “III” appaiono così quasi dei riempitivi realizzati nella foga di voler produrre un nuovo full-length.
In troppi tratti è come se in questo disco mancasse una reale urgenza espressiva in grado di dare pienezza e compiutezza al tutto. Un prodotto che in certi frangenti può davvero esaltare (e a ragione) i nostalgici dei ‘vecchi’ Blind Guardian e Iced Earth, ma che in linea di massima rischia di annoiare qualsiasi altro ascoltatore, imbrigliandosi troppo frequentemente in un tessuto musicale poco chiaro e coerente.