7.0
- Band: DENOUNCEMENT PYRE
- Durata: 00:49:49
- Disponibile dal: 07/22/2016
- Etichetta:
- Hells Headbangers
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Nuovo album per i black-death metaller australiani Denouncement Pyre. Ancora una volta ci troviamo al cospetto di un suono decisamente spigoloso e maligno, senza grandi pretese a livello di innovazione, ma concreto tanto nei contenuti quanto nella forma; un suono profondamente radicato nel black-death metal di matrice svedese, soprattutto votato ad atmosfere diaboliche, sovente evocate da un grande lavoro di chitarra solista. Un tempo i riferimenti della band di Melbourne andavano dai connazionali Destroyer 666 a vari esponenti della scena scandinava, ma oggi sono di gran lunga i Watain il primo termine di paragone per i Nostri, in particolare quelli dei momenti più classicamente metal. Che i Denouncement Pyre possano riuscire a farsi segnalare tra i maggiori appassionati del genere e del panorama underground è fuori di dubbio: “Black Sun Unbound”, infatti, al di là di alcuni clichè e ripetizioni, è una prova molto solida e credibile. In una tracklist di ben cinquanta minuti manca forse il potenziale “singolone”, l’anthem da corna il cielo che i Watain sono soliti tirare fuori dal cilindro ad ogni appuntamento, ma al tempo stesso non si rintraccia un vero e proprio calo di tensione capace di ledere la coerenza narrativa di un album curato e complessivamente riuscito. Dopo esordi maggiormente inclini alla brutalità spiccia, il gruppo ha avviato un processo di raffinamento che sta iniziando a dare risultati interessanti. Il guitar-work di “Black…”, ad esempio, è più ricco e “virtuoso” che mai: la melodia viene ricercata con più insistenza e ciò porta le trame ad aprirsi al midtempo e alla riflessione con maggiore partecipazione. Del resto, anche questa rinnovata varietà nelle ritmiche è un chiaro segnale della crescita di questi musicisti. Ora serve che tutte queste nuove idee vengano concentrate in canzoni dalla maggiore incisività e personalità, visto che, per ora, quando arriva il momento di capire cosa ci abbiano davvero lasciato in eredità i Denouncement Pyre, non si può esattamente ricorrere a descrizioni favolose. La sostanza c’è, ma ogni tanto manca qualche guizzo realmente accattivante. Ci auguriamo di trovarli con più frequenza nel prossimo lavoro.