7.0
- Band: DEREK SHERINIAN
- Durata: 00:44:57
- Disponibile dal: 12/05/2003
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Pensate, a volte è proprio vero che il mondo gira al contrario! Cosa ci si potrebbe mai aspettare da un lavoro solista di Derek Sherinian, storico e talentuoso tastierista che ha militato e milita in formazioni del calibro di Kiss, Alice Cooper, ed in particolare Dream Theater e Planet X? La risposta più ovvia sarebbe un disco all’insegna delle tastiere e della tecnica, in cui il ruolo di protagonista non potrebbe essere affidato ad altri se non al buon Derek. Ebbene dimenticatevelo, “Black Utopia” è esattamente l’opposto: un album hard guitar oriented dove proprio le sei corde sono spesso e volentieri il personaggio principale di questo lavoro. D’altronde mostri sacri come Yngwie Malmsteen (che ovviamente, nei pezzi in cui compare, focalizza l’attenzione solo ed esclusivamente su di sé grazie alla quantità industriale di note che macina), Al DiMeola, Zakk Wylde e Steve Lukather non possono restare anonimi, il loro feeling e la loro capacità di creare soluzioni spettacolari si adattano al meglio sulle composizioni heavy ed oscure partorite dalla mente di Sherinian. Uno dei brani più diretti ed aggressivi è proprio “The Sons Of Anu”, episodio diviso in tre capitoli: i riff pesanti non eclissano il solismo delle tastiere e l’insolito duetto/duello fra lo svedese Malmsteen e DiMeola farà la gioià dei virtuosi più incalliti. Al contrario, la stupenda “Sweet Lament” rappresenta il “lentone” per eccellenza, feeling e tecnica uniti magistralmente creano un vortice di sensazioni che solo i veri grandi della musica possono concepire. Oltre a momenti “neoclassicheggianti” o strappalacrime, Derek Sherinian e Brian Tichy (co-autore dei brani, nonché batterista che vanta trascorsi insieme a Billy Idol, Foreigner e Ozzy Osbourne) vogliono rendere omaggio al ventennale della scomparsa di Randy Rhoads, e l’hard rock di “Nightmare Cinema” e “Black Utopia” sono un giusto tributo ad uno dei chitarristi più importanti della scena rock mondiale. Certo, chi non ama un’opera interamente strumentale potrebbe annoiarsi con questo “Black Utopia”, ma francamente non si riscontrano altri motivi per evitare l’acquisto di questo piccolo gioiello. E bravo Derek!