6.5
- Band: DESERTED FEAR
- Durata: 00:46:00
- Disponibile dal: 27/01/2017
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Dopo essersi fatti un certo nome in Germania grazie al grande lavoro svolto dalla piccola FDA Rekotz e ad una presenza più o meno costante sui palchi dei vari festival estivi, giunge per i Deserted Fear il momento di provare a compiere il cosiddetto grande salto. Il contratto con Century Media ha stupito più di qualcuno, visto che i death metaller tedeschi vengono da un album non esattamente eccelso come “Kingdom of Worms”, ma la tipologia del sound dei Nostri ha da sempre terreno fertile in Germania, di conseguenza si può comprendere perchè un tale colosso discografico abbia deciso di puntare comunque su di loro. “Dead Shores Rising” srotola infatti una scaletta di undici tracce inequivocabilmente intrise di un classico death metal dal carattere marziale e melodico, dove spesso si addensano i geometrici tratti tipici di band come Hail Of Bullets, Amon Amarth e ultimi Bolt Thrower. Una timbrica pseudo-eroica rimbalza nelle nostre orecchie, riportando appunto alla memoria lavori come “On Divine Winds” o “Versus the World”, mentre, quando le ritmiche accelerano, sono i “soliti” At The Gates o certe cose dei connazionali Heaven Shall Burn a a venire in mente. La proposta è comunque pulita, tersa nei suoi passaggi e mai esattamente brutale: i Deserted Fear hanno senza dubbio perso quella irruenza e quella ruvidità che caratterizzava il debut “My Empire”, spostandosi verso un sound molto controllato che, se da un lato chiama corna al cielo fra le platee dei grandi festival, dall’altro risulta spesso troppo uniforme e “telefonato” ad un orecchio smaliziato. Tracce come “The Fall of Leaden Skies” o “The Edge of Insanity ” dimostrano che i ragazzi sono riusciti a recuperare un po’ di quella ispirazione che sembrava essere andata persa all’epoca di “Kingdom of Worms”, tuttavia il grosso del lavoro è pur sempre costituito da una serie di midtempo in doppia cassa dai quali le melodie faticano ad emergere, tanto da mostrare solo un barlume di quella orecchiabilità invece cara ai “padri” Amon Amarth. I Deserted Fear hanno senz’altro a cuore un modo di intendere il death metal che oseremmo definire “da stadio”, ma per sfidare apertamente i loro maestri i Nostri dovrebbero lavorare meglio sulle linee melodiche, sulle strutture o, altrimenti, provare a rompere con i registri convenzionali del genere, dispensando più sorprese e cambi di ritmo all’interno dei pezzi. Anche la produzione, pulita ma sostanzialmente sterile, non aiuta il gruppo a farsi notare. Serve insomma più carattere, abbinata magari a quella verve che avevamo apprezzato sul debut album, perchè, allo stato attuale, i Deserted Fear si confermano soltanto una formazione per veri completisti.