
6.5
- Band: DESERTED FEAR
- Durata: 00:48:00
- Disponibile dal: 08/02/2019
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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I Deserted Fear sono gruppo che sovente tende ad incarnare lo stereotipo del gregario preparato e volenteroso, ma privo della classe dei campioni. Formatasi ormai una dozzina di anni fa, la band tedesca è stata capace di uscire dall’anonimato grazie ad una sana gavetta, suonando spesso in giro e facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto, nonostante un repertorio mai realmente strepitoso. Approdati nel roster Century Media Records con il precedente “Dead Shores Rising”, i ragazzi replicano oggi con “Drowned by Humanity”, nuovo concentrato di death metal robusto ma melodico, sapientemente modellato sui canoni che vanno per la maggiore fra le masse teutoniche. Ancora una volta, il gruppo confeziona infatti un disco che stilisticamente si pone a metà strada fra la concretezza di formazioni come Amon Amarth e Hail Of Bullets – vedi il frequente ricorso ai midtempo e ad un incedere lineare e stentoreo – e una sensibilità e una patina armonica che invece rimandano a realtà come Dark Tranquillity o Heaven Shall Burn. Una proposta dunque dal taglio tendenzialmente orecchiabile, mai davvero brutale, nonostante non vengano utilizzate clean vocals o soluzioni smaccatamente catchy.
Chi conosce gli ultimi lavori dei Deserted Fear non troverà dunque nulla di inaspettato: rimangono centrali le strutture ordinate, il riffing pulito e classico, sostenuto dalla precisa sezione ritmica. E, alla fine, è proprio qui, il problema: il lavoro di chitarra è talvolta un po’ troppo semplice e posato, al punto da suonare innocuo; il sound rimanda sempre a qualcun’altro, ma se ai loro esordi i ragazzi ci mettevano del sano entusiasmo giovanile, oggi a tratti sembrano solo riproporre un modo di suonare. “Reflect The Storm” ha un buon tiro e il brano si sviluppa su un agile canovaccio che ricorda felicemente i suddetti Dark Tranquillity, ma non tutti gli episodi godono di questa ispirazione; ci si ferma spesso a metà strada, fra una melodia mai super accattivante e una veemenza che non è certo paragonabile a quella di una death metal band fatta e finita. Volendo richiamare in causa certi paragoni, il materiale del terzetto, pur regalando senza dubbio qualche buon pezzo, non sempre trasmette eroismo come quello degli Amon Amarth, non sempre è potente e fieramente old school come quello degli Hail Of Bullets, nè è sempre raffinato o dinamico come quello della band di Mikael Stanne. Più passa il tempo e più abbiamo l’impressione che i Deserted Fear stiano diventando una di quelle band da festival estivo tedesco medio, sempre in grado di fare alzare corna e birre al cielo, ma sostanzialmente incapaci di lasciare un segno tangibile sulla lunga distanza. Connazionali come Venenum, Sulphur Aeon o Chapel Of Disease sono certamente su un altro livello.