7.5
- Band: DESTINITY
- Durata: 00:51:25
- Disponibile dal: 15/10/2021
- Etichetta:
- Crimson Productions
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Siete tra quelli che “non ci sono più gli In Flames di una volta” e “il metalcore aveva senso fino al 2010”, ovvero prima delle contaminazioni nu, trap e altro? Se avete risposto sì ad entrambe le domande, probabilmente non farete fatica ad entrare in sintonia con i Destinity, band francese che dirà poco ai più giovani ma che può vantare ben otto dischi concentrati perlopiù negli anni ’00. Dopo i primi incerti passi all’insegna di un symphonic black, i transalpini avevano trovato la quadratura (e il passaggio alla Lifeforce Record) con un thrash-death dalle forti tinte melodiche, coordinate che sostanzialmente ritroviamo a nove anni di distanza dall’ultimo “Resolve In Crimson”. Parlare di un ritorno atteso da schiere di appassionati sarebbe forse eccessivo, ma come accaduto negli anni scorsi con la ‘resurrezione’ dei vari Night In Gales, Withering Surface o Mors Principium Est, così anche “In Continuum” non fatica a trovare un suo spazio nel sempre più vasto panorama discografico, riprendendo quanto di buono fatto finora e donandoli al contempo una veste più moderna. E proprio gli ultimi MPE, il cui ormai ex mastermind Andy Gillion non a caso compare come ospite su “Dawn Never Breaks”, sono il principale termine di paragone dei Destinity, fautori di quello che potremmo definire come ‘modern old-school melo-death’: un’apparente contraddizione in termini che parte dai classici giri armonici del death melodico, migrati dalla Svezia dei Dark Tranquillity alla Finlandia degli Insomnium, li plasma con una colata di metalcore teutonico della Ruhr (Neaera in primis) e infine accompagna il tutto con una discreta dose di arrangiamenti, mai troppo invasivi. Niente di realmente nuovo sulla carta pentagrammata, ma nonostante una durata media dei pezzi superiore ai cinque minuti, non c’è mai tempo di annoiarsi, anche perchè ogni brano può vantare un suo piccolo tratto distintivo (il break acustico di “Reject The Deceit”, lo spoken word di “Shadows”, i controcori in clean di “Snakepit”, un mix di tutte le precedenti nella conclusiva “Salvation”…) che lo rende unico nella tracklist. Per i seguaci della ‘New Wave Of Finnish Melodic Death Metal’, ma anche degli Scar Simmetry o dei nostrani Lunarsea, un acquisto (streaming?) pressochè obbligato.