7.5
- Band: DESTRUCTION
- Durata: 00:47:16
- Disponibile dal: 08/04/2022
- Etichetta:
- Napalm Records
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Parliamoci chiaro: chi l’avrebbe mai detto che i Destruction potessero nuovamente rilanciare il proprio nome all’interno del panorama thrash? Le speranze, soprattutto per gli aficionados del combo tedesco, erano pure sempre vive ma, forse, si erano ormai rivestite di un certo affetto maturato in gioventù quando Schmier e compagni avevano dimostrato di poter far parte dei cosiddetti The Big Teutonic 4 insieme a Sodom, Kreator e Tankard, offuscando di conseguenza la pericolosa involuzione che aveva colpito la band nel recente passato. E invece, con grande sorpresa, spazzolando a dovere il pessimismo che circondava la loro nuova pubblicazione, i Destruction sono usciti con un lavoro in grado di rimetterli pienamente in corsa, dando nuova linfa ad un nome che, volenti o nolenti, ha comunque lasciato il segno nella storia di questo genere. E di ciò, gran merito va dato alla cocciutaggine del leader del gruppo: quello Schmier, abile e pure fortunato nel rivoluzionare completamente la line-up, rinunciando in ultimo pure all’amico Mike, e costruire una solidissima band dove la freschezza d’intenti ha preso saldamente il primo posto nella classifica degli obiettivi da centrare. Scopo, come già descritto nel nostro speciale, pienamente raggiunto con il qui presente “Diabolical”.
A dirla tutta, ci avevano pensato gli stessi Destruction ad alimentare alcuni scetticismi della prima ora. In che modo? Rilasciando come primo singolo “State Of Apathy”, uno dei pezzi (rimarcando ironicamente il titolo) più apatici, meno emozionanti dell’album, sostanzialmente in linea con gli ultimi lavori non così eccelsi. Ma, fortunatamente, è anche l’unico episodio a peccare di staticità creativa, insieme forse ad un altro paio di brani; il resto, infatti, gode di armoniosità e potenza in un connubio tanto piacevole quanto aggressivo. Ed è qui che entrano in gioco i tre nuovi innesti: se da una parte, infatti, Randy Black e Damir Eskic (nella band rispettivamente da quattro e tre anni) hanno ulteriormente consolidato il proprio ruolo in seno al gruppo, dall’altra l’ingresso dell’ultima ora (agosto 2021) dell’argentino Martin Furia ha assestato il colpo heavy ed armonico, fondamentale a bollare finalmente la casella ‘varietà’ nella specifica voce dedicata ai singoli brani. Pezzi come “The Last Of A Dying Breed” e “Servant Of The Beast” sono il frutto più palese di questa rinascita della thrash metal band teutonica: due scosse che faranno sicuramente scattare la domanda, dal tono sorpreso, “Hey, ma questi sono i Destruction?”. Ebbene sì. Per chi di voi ormai aveva messo una pietra sopra il monicker del Macellaio Pazzo, dategli una nuova possibilità; siamo certi che non rimarrete delusi.