7.0
- Band: DEVANGELIC
- Durata: 00:31:03
- Disponibile dal: 24/06/2014
- Etichetta:
- Comatose Music
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Una delle uscite più pubblicizzate dalla Comatose Music nel 2014 è indubbiamente il primo disco sulla lunga distanza dei Devangelic, abominevole realtà made in Italy composta da ex e attuali membri di Necrotorture, Putridity e Stench Of Dismemberment. Basterebbero i nomi di questi tre gruppi per inquadrare a grandi linee lo stile del progetto: US death metal nella sua accezione più brutale e sanguinaria, posto al crocevia fra lo stile convulso di Condemned e Disgorge e le cadenze pachidermiche dei maestri Devourment, per un risultato finale che se da un lato non offre molto in termini di personalità, dall’altro convince in virtù di un songwriting esplosivo e di una capacità di offendere realmente tangibile. Il pregio principale dei Nostri è quello di tenersi a debita distanza da tutti quei fastidiosi clichè (rallentamenti senza capo né coda, parti esageratamente contorte, ecc.) cari a molti loro colleghi, centrando con disinvoltura il giusto punto di equilibrio tra ignoranza, finezze strumentali e orecchiabilità. Chiariamoci, con questo non stiamo dicendo che “Resurrection Denied” sia un’opera accessibile o anche solo vagamente easy listening; è indispensabile essere grandi seguaci del genere per apprezzarne in toto le caratteristiche, ma è innegabile che dietro alla consueta muraglia di riff opprimenti, growling vocals da scarico fognario e blast-beat al fulmicotone, si celi una dose di lucidità e gusto inusuale per certi ambienti. Un fattore, quest’ultimo, che se incanalato sui giusti binari come nel caso dell’opener “Eucharistic Savagery” o della spaventosa “Perished Through Atonement”, finisce per lasciare effettivamente il segno, tra stop’n’go agilissimi e riff “galoppanti” dal sapore tipicamente novantiano. Forse non tutti gli episodi della tracklist lambiscono certi livelli di presa, finendo per assomigliarsi gli uni agli altri anche dopo numerosi ascolti, ma ciò non influisce più di tanto sull’efficacia complessiva del disco. In attesa del nuovo Septycal Gorge, “Resurrection Denied” è quanto di meglio il cosiddetto filone “brutal” abbia da offrire.