7.0
- Band: DEVIANT PROCESS
- Durata: 00:46:43
- Disponibile dal: 15/10/2021
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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La Season of Mist è ormai sempre più solita intervallare le sue uscite di punta (pensiamo agli imminenti ritorni di Archspire e Cynic) con opere di formazioni underground che fino a poco tempo fa non godevano certo di mezzi simili per diffondere la loro musica, le quali possono essere spesso viste come alternative all’offerta dei piani alti del roster. Non sfuggono alla regola i canadesi Deviant Process, attivi dal 2009 ma resisi fin qui protagonisti soltanto di un EP e del full-length d’esordio “Paroxysm”, lavoro che cinque anni fa ne aveva presentato ufficialmente il suono radicato nella corrente techno-death emotiva e sfavillante messa a punto dai vari Obscura e Necrophagist, e di cui “Nurture” si configura come un più che degno e logico successore.
Premesse che portano il quartetto ad essere immediatamente accostato ai connazionali Beyond Creation (anch’essi accasati presso la corte della label francese, tra l’altro), e che se da un lato smorzano la ricerca di personalità all’interno delle variegate trame della tracklist, dall’altro non pregiudicano le effettive capacità espressive dei Nostri, bravi innanzitutto nell’evitare arie troppo ‘da secchioni’ e nell’indirizzare la proposta complessiva su binari comunque violenti e aggressivi. Ecco quindi che, nonostante i frequenti ricami acustici, le melodie liquide, gli assoli di basso fretless e tutto quel corollario di soluzioni che nel genere sono solite flirtare con il prog, gli otto brani qui inclusi non antepongono mai il virtuosismo alla cattiveria che dovrebbe essere elemento base del death metal, snodandosi in un reticolo imprevedibile dove blastbeat e growling vocals brutali restano con frequenza in primo piano, quasi a tranquillizzare chi magari ha sempre trovato ‘leggerino’ o innocuo un “Cosmogenesis”. Un flusso che prevede che la forma canzone sia scomposta e destrutturata secondo un approccio narrativo legato a doppio filo al mood dei numerosi cambi di atmosfera e di registro, attento però a non assemblare i vari elementi a casaccio e ad offrire dei punti di riferimento durante l’ascolto, con l’eco dei maestri Voivod a risuonare sopra diversi passaggi particolarmente fluidi e ingegnosi.
Come detto, c’è ancora da lavorare sull’identità e sulla caratterizzazione di alcuni passaggi, ma già così “Nurture” è quel che si dice un buon disco di genere. Se stravedete per il filone o se desiderate ingannare l’attesa in vista di “Bleed the Future” e “A Valediction”, fatevi avanti.