7.0
- Band: DEVILDRIVER
- Durata: 00:56:27
- Disponibile dal: 14/07/2009
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Ai nostri microfoni Dez Fafara aveva annunciato “Pray For Villains” come un album di cambiamento, sia strumentale che vocale, un capitolo molto importante per la storia della band, una sorta di crocevia, un bivio in cui non si può stare nel mezzo, o li si supporta oppure no. Ora, bisogna dare atto che con tali premesse spesso si rimane delusi, trovandosi davanti a sonorità che in realtà non sono cambiate di una virgola rispetto al passato. In “Pray For Villains” in effetti il cambiamento c’è, ma non immaginatevi uno stravolgimento totale del loro sound. La band ormai ha un suo marchio di fabbrica che ha intenzione di mantenere e sin dalle prime note di “Pray For Villains” questo continua ad essere evidente e sempre più definito: la voce di Dez, che è ancora oggi un gradino sopra alla media nella sua aggressiva e trascinante espressività, John Boecklin dietro alle pelli ogni volta è sempre più convincente, sempre più terremotante, sempre più valore aggiunto di questa realtà. Il contributo della coppia di asce chitarristiche che porta il nome di Jeff Kendrick e Mike Spreitzer poi, non passa nemmeno stavolta in secondo piano. Forse è proprio da loro che proviene ii cambiamento più grosso, basta sentire “Back With A Vegence” o “Another Night In London” per trovare qualche riff quasi rockeggiante, saltellante e, verrebbe da dire, nostalgicamente anni ’90. Da loro provengono quelle melodie che, già ce lo immaginiamo, a qualcuno faranno venire l’orticaria, definendole pacchiane, scolastiche, scontate, banali… andando a tirare in ballo lo spauracchio del tanto temuto “commerciale”. Di fatto, però, questo tipo di soluzioni sono ben inserite nel contesto canzone e talvolta rappresentano proprio il valore aggiunto nelle trame di questo disco. Basti pensare a “Waiting For November”, ad esempio, con quel riff iniziale dal vago retrogusto Soilwork ultima maniera. Questa strada di melodia viene sostenuta ovviamente da tutti, anche Dez Fafara si lancia in qualche episodio melodico, a tratti con voce molto effettata e migliorabile (“I’ve Been Sober”), altre volte con un impeto aggressivo decisamente riuscito (“It’s In The Cards”). Di fatto ,“Pray For Villains” è un album che vince, ma non convince fino in fondo, però. In primo luogo, ha una durata decisamente troppo lunga: tredici canzoni con una durata media di quattro minuti sono un certo mattone da mandar giù tutto intero. Un altro difetto riscontrato da chi scrive è che a tratti sembra che i nostri si perdano in una scolasticità che li porta a scrivere gran bei riff che però sembra non riescano a trovare il modo di sfociare in qualcosa di realmente vincente. In chiusura diremo che talvolta verrebbe da astenersi dal mettere un voto in calce alla recensione: in casi come questi infatti è soltanto il gusto di ciascun ascoltatore a dire se il disco possa piacere o meno, e soltanto il tempo ci dirà con certezza se questo sarà un album che diventerà un classico oppure no. Probabilmente chi si aspettava dai Devildriver un altro “The Fury Of Our Maker’s Hand” rimarrà con l’amaro in bocca, questo è quasi certo… A tutti gli altri però “Pray For Villains” potrebbe piacere, specie a chi continua a considerare i Devildriver semplicemente come “il gruppo di Dez Fafara, quello che cantava nei Coal Cambers”. Questi hanno intenzione di fare sul serio e non vanno presi sotto gamba.