
7.0
- Band: DEVILPRIEST
- Durata: 00:34:49
- Disponibile dal: 27/06/2025
- Etichetta:
- Nuclear Winter Records
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Quello che ci troviamo tra le mani è il nuovo album in studio dei Devilpriest, formazione non di primo pelo che giunge con questo “Where I Am The Chalice, Be Thou The Blood” al terzo lavoro in dieci anni di carriera, passata in effetti un po’ sotto i radar dell’attenzione pubblica fino ad ora. Oggi, spinti dalla Nuclear Winter Records di Anastasis Valtsanis (frontman e mente dei Dead Congregation), i Nostri tentano di raggiungere un più vasto pubblico a suon di death/black metal polacco, tanto nelle origini quanto nello stile.
Pochi frangenti di “He Is In Me” infatti, bastano a marcare una similitudine piuttosto netta con i conterranei Azarath, coi quali condividono un approccio impetuoso basato sulla prestazione infuocata dei rispettivi batteristi. Proseguendo con “Dragon Of Blasphemy” e soprattutto “Unwavering In The Left Hand Path” però, ci si rende conto di come l’influenza di Inferno non si limiti al suo progetto minore: una vena chitarristica melodica sempre presente ed uno stile vocale violento ma controllato, riportano alla mente persino l’operato dei Behemoth di qualche anno fa, prima che l’afflato totalmente atmosferico e concettuale prendesse il sopravvento nel loro songwriting.
Un brano come “SNEGTH IER ARNES (The Words That Have Become the Effect)” non avrebbe sfigurato su “Evangelion” per intendersi, in quel crocevia tra violenza e ‘catchiness’ che, in misura minore, alberga perenne anche tra i solchi di questo disco. Si prenda per esempio “Channeling Into The Peerless Transgressiveness”, ed i suoi continui passaggi tra momenti veloci e massacranti ed incursioni più lente, melodiche e pesanti, secondo un gioco di chiaroscuri ben espresso dalla band di Nergal e soci quindici anni fa, o l’incedere marziale sul finale di “The Enmity Against The Grace”, dove i riff di chitarra si fanno minacciosi ed atmosferici allo stesso tempo.
Certo, la produzione di “Where I Am The Chalice…”, volenti o nolenti, non è quella garantita da una major, così come i mezzi tecnici della band non sono gli stessi degli illustri colleghi, ma ci piace pensare che questo possa aumentare l’appeal di un lavoro del genere per i cultori dell’underground, che hanno letteralmente schifato le ultime evoluzioni intraprese appunto dai Behemoth.
I Devilpriest rimangono invece a cavallo dei due mondi, rilasciando un lavoro ibrido che trova sicuramente dei momenti di puro fomento, ma che si incaglia talvolta in soluzioni ripetitive e poco caratterizzanti. Più che per canzoni organicamente strutturate, il combo polacco sembra procedere per pattern, attaccati insieme con risultati alterni.
Al netto di un drumming ben solido, una sezione solistica curata e ritmiche furiose, i brani dell’album mancano forse in parte di originalità e momenti distintivi, elementi essenziali che rendono “Where I Am The Chalice, Be Thou The Blood” un buon album di death/black metal melodico, ma niente di più.