6.0
- Band: DEVILS WHOREHOUSE
- Durata: 00:35:58
- Disponibile dal: 15/03/2004
- Etichetta:
- Regain Records
- Distributore: Self
Spotify:
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Dire che i Misfits hanno scritto la storia della musica punk e non solo significa cadere nella banalità. Più interessante è notare come band appartenenti a generi molto diversi siano state completamente affascinate dalla horror punk band statunitense, e del resto nota era l’ammirazione dei Metallica alla band di Danzig, più curiosa quella dei due pilastri della black metal band svedese, Morgan H. e B. War dei Marduk. Ecco dunque nascere nel 2000, da questa passione, il side project chiamato Devils Whorehouse. Dopo un primo mini cd contenente, inevitabilmente, 4 cover (due dei Misfits, due dei Samhain, esperienza post-Misfits di G. Danzig) ecco adesso finalmente il full lenght. Che musica suonano i Devils Whorehouse? Horror punk rock ovviamente, irrubostito da una produzione ed una distorsione di chitarre molto pesanti ed heavy. Se ultimamente, nei suoi Marduk, a Morgan H. bastano una dozzina di riff per scrivere un intero album, qui ne servono la metà. Probabilmente l’album in questione non va giudicato per la sua originalità, ma per il suo grado di somiglianza ai Misfits. Peccato che la band svedese ne sia una sbiadita e attuale brutta copia! L’unica nota realmente positiva è la buona prestazione del cantante Zwedda, dalla voce davvero simile (ma non così eccellente) dell’insuperabile Danzig. Il cd scorre veloce, ci sono alti e bassi, ma in ultima istanza l’ascolto è piacevole e fa rivivere il ricordo di una grande, indimenticabile band. Non c’è la genialità degli statunitensi, non c’è l’atmosfera che si respirava in “Die Die My Darling”, nemmeno il sound è cupo come quello dei Misfits, sembra di sentire il side B inedito di qualche 45 giri di Danzig e soci. Le tredici canzoni, pesanti e ben ritmate non aggiungono assolutamente niente di nuovo, ma hanno un loro senso e un certo buon gusto per l’imitazione che per i nostalgici Misfits-dipendenti potranno anche risultare piacevoli. Per i fedelissimi dei Marduk, invece, l’ascolto è sconsigliato, per non gettar ancor più inquietudini su quelle che potrebbero diventare le linee guida in futuro della storica black metal band.