7.5
- Band: DEVIN TOWNSEND
- Durata: 00:49:52
- Disponibile dal: 24/09/2012
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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Riecco, ancora una volta, Devin Townsend, mostro di prolificità e fertilità musicale. Non pago della quadrilogia – “Ki”, “Addicted”, “Ghost” e “Deconstruction” – pubblicata sotto il nuovo monicker Devin Townsend Project, il Nostro ritorna praticamente subito all’arrembaggio con una quinta release che, pur estraniandosi dal contesto del primo poker di lavori, in realtà presenta soltanto l’ennesima faccia del progetto. E questa faccia, questa volta, non poteva avere titolo più azzeccato di “Epicloud”: l’album è incredibilmente epico, al limite del paradisiaco, e il riferimento alla nuvola (‘cloud’) è presente se ci si sofferma – ed è impossibile non farlo – sul mood generale dell’opera, che si presenta etereo, sognante, celestiale e portato alla rilassatezza dei sensi. Come poteva essere rilassante un disco difficile come l’ambient-oriented “Ghost”, voi dite? Non esattamente, in verità. “Epicloud” è una raccolta di canzoni prevalentemente energiche e metalliche, concepito però con le molteplici attitudini proprie del buon Devin e con l’utilizzo di suoni davvero particolari, in cui tutto si mescola in un liquido bailamme poco identificabile ma chiarissimo allo stesso tempo. Basso che si fonde con le chitarre, tastiere avvolgenti che si incastrano alla perfezione con un impianto vocale imponente, molto più corale del solito e amplificato da un’enfasi quasi empirea. La ciliegina sulla torta, sempre presente nelle sortite di Townsend, stavolta è la partecipazione più che attiva di Anneke Van Giersbergen in quasi tutte le tracce di “Epicloud”, per duetti che non stupiscono solo perché la grandezza dei due personaggi in questione e la portata delle loro voci è ben nota a tutti. L’album risulta da subito molto compatto ed unidirezionale – merito ancora una volta della scelta dei suoni e delle atmosfere – ma se si prendono i brani uno a uno si capisce all’istante come le sfumature di “Epicloud” siano davvero plurime: l’incredibile e delicata dolcezza di “Divine”, il rock acquatico di “Liberation”, la presa immediata di “Lucky Animals”, la potenza devastante di “Kingdom”, l’unione di potenza e poesia in “Grace”, l’inno onirico dell’opener “True North”. E’ un disco su cui ci si può emozionare, il nuovo parto di Mago Townsend, ma soprattutto raggiungere un significativo stato di quiete interiore. Discorso a parte merita l’incedere avvincente e pop del pezzo migliore del lotto, “Save Your Now”, chiaramente ispirata da “The Island” dei Pendulum, come lo stesso autore ammette. Un disco veramente bellissimo, quindi, per chi scrive secondo solo al folle “Deconstruction”, se volessimo stilare una classifica del Devin Townsend Project ad oggi. Chapeau, monsieur Devin.