DEVIN TOWNSEND – Infinity

Pubblicato il 21/05/2021 da
voto
8.5
  • Band: DEVIN TOWNSEND
  • Durata: 00:47:36
  • Disponibile dal: 02/11/1998
  • Etichetta:
  • Inside Out
  • Distributore: Sony

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Se inizialmente l’enorme talento di Devin Townsend era arrivato sotto le luci dei riflettori grazie alla stratosferica prova su “Sex And Religion” di Steve Vai, l’anno di svolta, per il musicista canadese, è stato il 1997. A distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, infatti, Devin aveva pubblicato non uno, ma addirittura due capolavori. Per primo è arrivato quel muro sonoro oscuro e spaventoso che risponde al nome di “City”, capace addirittura di superare il già devastante “Heavy As A Really Heavy Thing”; dopodiché è stata la volta di “Ocean Machine: Biomech”, che rappresentava invece un mondo sonoro diametralmente opposto, malinconico e struggente, ma anche placido, riflessivo e aperto. E bellissimo.
Come poteva lo stesso musicista far convivere due anime così diverse? Come poteva questo strambo e geniale artista passare dal buio alla luce in maniera così naturale e, soprattutto, con risultati strabilianti in entrambi i sensi? Semplice, andando letteralmente in pezzi. Nel 1997, infatti, Devin non sta affatto bene: viene colto da una crisi che lo porta lentamente verso un crollo mentale, acuito ulteriormente dall’uso di stupefacenti. Per sua fortuna, però, questa spirale di autodistruzione viene interrotta in tempo: Devin si accorge di avere un problema e si rinchiude per qualche tempo in un ospedale psichiatrico. La diagnosi è disturbo bipolare, una definizione che sembrerebbe quasi inevitabile per chi avesse ascoltato i due album citati poco fa.
Una volta dimesso dall’ospedale, dunque, Devin si mette al lavoro su un nuovo album, “Infinity”, caratterizzato da una copertina che ritrae l’artista nudo, su sfondo bianco, quasi a voler sottolineare la volontà di ripartire, di ricominciare con una nuova vita, una rinascita richiamata visivamente anche dalla posizione accovacciata, come se Devin stesse per rialzarsi dopo aver visto la luce per la seconda volta.
Se è vero che probabilmente il punto più alto della carriera di Devin è rappresentato proprio dall’accoppiata “City”/”Ocean Machine” del 1997, probabilmente è “Infinity” l’album che per primo consolida quella che sarà la formula della sua discografia solista. L’album è ancora una volta un gioiello assoluto, con l’artista canadese impegnato a dare massimo sfogo alla sua creatività, con una raccolta di canzoni che sanno essere melodiche e potenti, luminose ma non prive di ombre, lucide e completamente folli allo stesso tempo. Il tutto ammantato da quel sound pieno, ricco e stratificato che diventerà sempre più il suo marchio di fabbrica. Un esempio perfetto da questo punto di vista è l’iniziale “Truth”, una canzone che funge quasi da introduzione per l’intero album, ma che porta dentro sé tutte le caratteristiche del miglior Townsend. “Infinity”, però, non si esaurisce in uno stile unico e rivela le sue molteplici anime, ascolto dopo ascolto, mentre veniamo catturati nello strambo mondo del musicista: ci troviamo quindi a passare prima attraverso una canzone dall’appeal melodico perfetto, come “Christeen”, per arrivare all’epica progressive di “War”, una delle vette dell’intero lavoro. Le stranezze sonore colorate di “Noisy Pink Bubbles” si contrappongono all’ipertrofico brulicare di “Ants”, per arrivare poi al capolavoro assoluto di “Bad Devil”, un allucinato swing metallico con tanto di contrabbasso, pianoforte e trombone, su cui si poggia la vocalità eccezionale di Devin.
“Infinity” è la prova definitiva del talento di un musicista che sembra davvero avere qualcosa di sovrannaturale: una capacità di scrittura unica, una padronanza dei propri mezzi assoluta (ricordiamo che l’intero album è stato suonato nella quasi totalità dal solo Devin, con l’aiuto di Gene Hoglan alla batteria) e, per di più, baciato dalla fortuna di avere un timbro e una voce unica. Dall’ormai lontano 1998, anno di pubblicazione di “Infinity”, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e Devin ha popolato la sua discografia di tantissime pubblicazioni, sempre all’insegna della libertà espressiva assoluta. Devin ha imparato a convivere con la sua condizione e a trasformarla in un suo punto di forza, non senza pagarne il prezzo in prima persona. Oggi sicuramente è una persona più equilibrata, meno tormentata, ma ancora capace di regalare opere d’arte di valore come il recente “Empath”, ma tutto questo non sarebbe stato possibile, forse, senza questo meraviglioso capitolo di rinascita che risponde al nome di “Infinity”.

TRACKLIST

  1. Truth
  2. Christeen
  3. Bad Devil
  4. War
  5. Soul Driven Cadillac
  6. Ants
  7. Wild Colonial Boy
  8. Life Is All Dynamics
  9. Unity
  10. Noisy Pink Bubbles
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