8.0
- Band: DEVIN TOWNSEND
- Durata: 01:58:21
- Disponibile dal: 27/10/2014
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Universal
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Quel mattacchione di Devin Townsend non finisce mai di stupirci. Non ha nemmeno finito di svagarsi col progetto country rock Casualties Of Cool, che rispunta immediatamente con “Z²”. Il titolo sta per “Ziltoid Squared”, Ziltoid al quadrato, ed è ingannevole: la seconda puntata della saga di Ziltoid occupa soltanto la seconda metà della ponderosa opera, mentre l’infornata di canzoni del primo cd compone una release “regolare” del Devin Townsend Project. Il mattissimo canadese non ne ha voluto sapere di separare due dischi di tenore molto diverso come quelli che abbiamo per le mani, e ha corso il rischio di presentare assieme quasi due ore di musica molto eterogenea. Non si è limitato al lato sonoro, a dire il vero, perché “Z²” è un progetto che coinvolge vari ambiti comunicativi: insieme all’album sono infatti arrivati la Ziltoid TV, un documentario, i pupazzi di Ziltoid… Una quantità di ramificazioni del progetto da perderci la testa! Limitandoci all’ambito musicale, verifichiamo che Devin è riuscito a non farsi schiacciare dal carico di lavoro che egli stesso si è messo sulle spalle, e ancora una volta non ha deluso i suoi esigenti fan. “Sky Blue”, questo il nome del primo atto di “Z²”, mette in fila potenziali hit una dietro l’altra, dando l’idea di essere una chiusura del cerchio, un sunto irresistibile del Townsend-pensiero per quanto riguarda la musica easy-listening, rasserenante e folle-ma-con-giudizio. L’ennesima collaborazione con Anneke Van Giersbergen sfocia in duetti da spellarsi le mani per come i due interpreti fanno convolare a nozze le loro spiccate personalità vocali, orientando ogni composizione secondo un registro differente, sperimentando il più possibile sia sulle proprie singole possibilità espressive, sia sulle modalità di interazione delle voci. Possono unirsi in un abbraccio inestricabile, fino a diventare quasi indistinguibili, oppure alternarsi in un ballo esagitato su piani inclinati e scivolosi, con botta e risposta celestiali, volti a liberare dalle tensioni, per schiudere la mente alla pace interiore e alla visione di un mondo colorato in infinite variazioni d’azzurro. La tracklist di “Sky Blue” bilancia con accortezza composizioni quiete e rilassate (“Forever”, “Midnight Sun”, “Rain City”) e ritmate, in alcuni casi marziali, staffilate di avanguardistico metal-pop ipersintetizzato. Su questo versante si assistono ai migliori colpi di genio, con alcuni iconoclasti pot-pourri di metal, elettronica e ritornelli ruffiani. “Silent Militia” e “Fallout” farebbero sfaceli anche nelle discoteche più evolute e giureremmo che anche in contesti molto tamarri in tanti perderebbero la testa per materiale di questo tipo. Le due canzoni citate, insieme a “Rejoice”, “Universal Flame”, “Warrior”, ribollono di un turbinio di coretti e synth bombastici, pompati dal groove quasi ballabile architettato da Ryan Van Poederooyen alla batteria. Detto così potrebbe venirvi un colpo, ma l’ascolto vi riserverà, nella maggior parte dei casi, sommo godimento. Discorso a parte lo merita il cantico di purificazione “Before We Die”, una suite ingentilita all’ennesima potenza da colossali cori angelici, lasciata spegnere come una candela in un lungo finale ambient che porta al raccoglimento e alla meditazione. “Dark Matters”, titolo del secondo volume delle cronache ziltoidiane, fa sfogare la malcelata ironia di Devin, alle prese con le nuove, parodistiche, vicende del bislacco conquistatore di mondi alieno. Non ci sono cambiamenti drastici rispetto al primo capitolo “Ziltoid The Omniscient”, siamo un’altra volta di fronte a un progressive allucinato, curatissimo nei suoni, nelle dinamiche e nella vocalità tronfia ed evocatrice di una grandeur così eccessiva da precipitare, volutamente, nel caricaturale. Gli innalzamenti quasi operistici dei primi minuti di “Ziltoidian Empire” sembrano celebrare la nascita di un regno potente e vasto come nessun altro, peccato che poi irrompano certi dialoghi surreali, con voci da cartone animato, a far svoltare la composizione nella comicità pura. Gli scherzi di Townsend sono però cosa serissima ed i pezzi tendono a complicarsi in maniera intelligente, anche quando in mezzo a un andamento durissimo e frastagliato si intromettono pernacchie, tilt dei computer di bordo ed effetti da primordi dei videogiochi. Va un po’ fatto il callo a certe lungaggini nel parlato dei vari personaggi in scena, che ci possono stare nell’ottica del concept ma che comprensibilmente possono stufare un pochino chi vorrebbe solo sentire una serie di canzoni, senza preoccuparsi troppo del filo conduttore che le unisce. Notevoli nella loro follia sono due mid-tempo di diversa ascendenza come “War Princess” e “March Of The Poozers”: il primo simula vagamente una marcia militare, con un cantato femminile fiero e perentorio nello scandire le parole del testo, il secondo al limite dell’esilarante per il piglio serioso e coriaceo del riffing, contrapposto all’assurdità delle vicende narrate. Qua abbiamo anche una delle performance vocali migliori di Devin, lirico e intenso come se stesse cantando una soave poesia. L’epos galattico cresce impetuoso nelle tracce finali, i suoni diventano ancora più siderali, puliti e rombanti, mentre Devin guida legioni di voci – in alcune canzoni provenienti da registrazioni fatte dai fan mentre cantano alcune strofe dei testi – in un carnevale fantascientifico divertente, frenetico e, strano a dirsi, anche molto solenne, come in “Dimension Z”. Sbavature vere, su un totale di ventitré tracce, ve ne sono proprio poche: avremmo limitato l’indulgenza nell’etereo in alcune fasi di “Sky Blue”, e limato qualche astruso dialogo in “Dark Matters”, ma stiamo parlando di minuzie all’interno di un altro platter da ascoltare fino alla nausea, concepito da uno degli artisti più geniali che la nostra musica sia mai stata in grado di offrire.