DEVLSY – Private Suite

Pubblicato il 16/11/2017 da
voto
6.5
  • Band: DEVLSY
  • Durata: 00:35:36
  • Disponibile dal: 03/11/2017
  • Etichetta:
  • ATMF
  • Distributore: Masterpiece

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Definiti come un ideale punto di incontro tra black metal e shoegaze, definizione che a ben vedere di questi tempi non suona poi così originale, i Devlsy declinano tutto sommato questo approccio con personalità e aggiungendo anche altri elementi al loro sound. I quattro lituani, cui si aggiunge in sede live Fotoprincess (sic) a occuparsi dei visual,  sanno infatti trovare un loro equilibrio peculiare; mostrano come evidente base musicale il riffing in chiave black più aperto e pomposo, che fa andare immediatamente la memoria agli Emperor di “Anthems To The Welkin At Dusk” (esemplare in tal senso il secondo brano “Hatching Tomb“), rivisto però alla luce della lezione dei Neurosis e ancor più dei numerosi epigoni spuntati come funghi in questi anni a dilatare e declinare ancor più liberamente le suite della band di Oakland. Ma rispetto a queste radici scelgono una ben maggiore e funzionale sintesi, che si manifesta anche nella durata dei brani: sei brani per poco più di trentacinque minuti, che gli permettono di ridurre un po’ la sensazione di già sentito che spesso, purtroppo, si sviluppa di fronte a queste derive ormai divenute comuni. Fin dall’iniziale “Corridors” si manifesta un’ossessività che riesce a conquistare l’attenzione, frutto della batteria efficacemente monocorde e della voce maligna di Vytautas, che ha sicuramente introiettato più la lezione dei vicini scandinavi rispetto alle derive post più recenti; ma anche e soprattutto della circolarità delle chitarre, che quando si aprono a veloci break rispetto alla struttura-canzone, complici i toni ribassati scelti, contribuiscono molto a dipingere le sfumature al nero di questo lavoro. È “Patient #6” il brano in cui vengono toccati i massimi abissi di oscuro dolore, complice anche una discreta accelerazione, mentre su “Bring My Word” (ove è ospite non a caso Dave Edwardson dei Neurosis) e “Porta Formica” i Devlsy optano per un suono più pieno e ritmato. La chiusura è affidata a “Horizon Attached”, che invece di trovare una naturale sintesi a quanto sentito finora, pur non stravolgendo completamente la direzione musicale aggiunge al quadro l’alternanza tra il cantato violento e una linea vocale pulita e trasognata erede del pop elettronico anni ’80; questo strano ibrido, con i brevi inserti di una chitarra più psichedelica, danno vita a un brano abbastanza conturbante, che conferma in effetti le buone doti della band. Ennesimo album, insomma, che potrebbe fare la gioia di tutti gli amanti del black più sperimentale, mentre chi preferisce una maggiore omogeneità si limiterà ad apprezzare la qualità compositiva.

TRACKLIST

  1. Corridors
  2. Hatching Tomb
  3. Bring My Word
  4. Patient #6
  5. Porta Formica
  6. Horizon Attached
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