7.0
- Band: DGM
- Durata: 00:57:26
- Disponibile dal: 17/11/2023
- Etichetta:
- Frontiers
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Sono ormai passati dieci anni da “Momentum”, disco che aveva permesso ai DGM di emergere dalla grande e complessa scena power-prog italiana. Non c’è quindi miglior modo che festeggiare questi anni di attività con un nuovo lavoro in studio, con l’ormai consolidata line-up che a partire da “Frame”, nel 2009, ha dato vita a una vera e propria seconda fase della band.
Simone Mularoni, ormai mastermind del progetto, ha cercato di infondere in “Life” – questo il titolo del nuovo lavoro – un approccio secondo noi più introspettivo alle canzoni, seppur rimane forte la vena bombastica tipica di quest’ultima fase dei capitolini.
I brani sono come sempre suonati splendidamente, a cominciare da “Unravel The Sorrow”, che arriva dritta al punto grazie a tempi dispari piazzati tatticamente qua e là, tastiere e synth che contornano l’anima metallica del pezzo e la voce come sempre calda e flessibile di Mark Basile. Forse è nei pezzi meno tirati che, durante questo viaggio, la band dà il meglio di sé ricordando alla lontana un certo Neal Morse, come nel caso di “The Calling”, tutta giocata sui cori e da un refrain roccioso quanto basta. L’alternanza di pezzi più riflessivi e tirate più power resta invece una costante della musica dei DGM, come facilmente rintracciabile in brani più scanzonati come “Find Your Way”.
Troviamo anche una vena hard rock che ha caratterizzato alcuni dei pezzi di “The Passage” in “Dominate”, decisamente più diretta al punto e dove Mark ha modo di variare registro supportato da Emanuele Casali in un ritornello dalle rimembranze quasi synthwave; sempre certosino anche il lavoro di Fabio Costantino alle pelli e Andrea Arcangeli al basso, martellanti ma virtuosi allo stesso tempo soprattutto nelle tracce più veloci del lavoro. “Eve”, pezzo completamente strumentale che viaggia fra tempi di batteria dispari, assoli di chitarra e tastiera e momenti trasognanti, fa da introduzione alla parte finale del disco, che si chiude sulla sognante “Neuromancer”, incaricata di mettere un pizzico di malinconia pur parlando di una musica potente e ben suonata.
Insomma, squadra e formula non cambiano: ascoltando “Life” si ha la sensazione che il tempo per la band si sia fermato e che la quadra del cerchio trovata possa ormai essere il binario giusto su cui spingere. Un buon disco, quindi, in linea con la precedente produzione dei nostri e caratterizzato come sempre da una produzione superlativa, ma senza particolari sorprese dal lato del songwriting, che farà sicuramente contenti i fan accaniti dello ‘spaghetti prog’ e gli orfani dei Symphony X.