6.0
- Band: DIABOLICAL
- Durata: 00:41:42
- Disponibile dal: 15/02/2019
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Il chorus e le voci pulite altisonanti, le ossessive orchestrazioni e la struttura circolare che con l’autocelebrativo singolo “We Are Diabolical” aprono l’album sono sintomatiche di quanto si continuerà a sentire proseguendo nell’ascolto di “Eclipse”, il nuovo lavoro dei Diabolical, che arriva a poco meno di tre anni di distanza dall’EP “Umbra” e a cinque dall’ultimo full-length “Neogenesis”. Tra forti velleità epico/sinfoniche, un grande lavoro di tastiere e di armonizzazioni vocali che avvolgono più di un brano di questa nuova proposta, gli svedesi si muovono in un percorso zigzagante che prende una volta per tutte le distanze dal death-black-thrash più diretto e sobrio legato ai loro ormai esordi, lasciando un profondo sentore di enfasi e teatralità. Echi dei Septicflesh più quadrati, sposati con le armonie sintetiche degli Hate e dei Behemoth più recenti, vengono fuori in vari episodi della tracklist, che si dipana per nove capitoli piuttosto simili fra loro, accumunati in primis da toni roboanti e da una ricerca di orecchiabilità che fa capolino soprattutto nell’utilizzo delle squillanti clean vocals. Il suddetto “Umbra” e in parte certe opere precedenti avevano accennato a tali intenzioni, restando però sempre su registri tendenzialmente cupi e austeri, mentre “Eclipse” sposa una linea più ampollosa, con un lavoro di chitarra maggiormente lineare che serve essenzialmente a fare da base a tutto l’apparato teatrale sopra descritto; un cambio di rotta sottolineato anche dal rinnovato look del gruppo, che si presenta agghindato con tuniche e cappucci, come sono solite fare varie altre formazioni di questo filone. Tutto sommato, non si può dire che la svolta non sia stata ponderata, visto che per anni i Diabolical hanno flirtato con questo genere di spunti, ma il risultato finale, anche a netto di canzoni riuscite come “Black Sun”, lascia comunque qualche perplessità per la stucchevolezza di certe soluzioni e per la continua ricerca del tema declamatorio, che sovente finisce per ridurre tutto il resto a mero accompagnamento. Senza dubbio “Eclipse” non è un album per chi nel metal estremo cerca un forte senso di cupezza e di pericolo; un pubblico maggiormente avvezzo a trame eroiche e colorate, guidate principalmente da tastiere e intrecci vocali, potrebbe trovarlo interessante, anche se l’ispirazione non è sempre brillantissima. “Umbra” era nel complesso un’opera più fine e misurata, mentre qui a volte il troppo stroppia.