6.5
- Band: DIABULA RASA
- Durata: 00:44:59
- Disponibile dal: 11/01/2013
- Etichetta:
- Moonlight Records
- Distributore: Masterpiece
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Ormai parlare di folk metal è estremamente riduttivo: basti pensare alle differenze tra band come Korpiklaani, Eluveitie ed Ensiferum (per citarne tre a caso). Infatti i tedeschi, che respirano metal quotidianamente e – per mentalità teutonica – sono portati ad incasellare e definire, hanno da tempo preso a parlare di Mittelalter Metal, riferendosi a band come i conterranei In Extremo, Saltatio Mortis, Subway To Sally, ecc. E proprio in questo filone va ricercato lo stile degli emiliani Diabula Rasa, anche se la band ci tiene a specificare che il genere proposto è talmente nuovo da necessitare di una definizione ad hoc: medioheavy, da cui il titolo del loro terzo disco “Ars Medioheavy”. Qua ci fermiamo perché, onestamente, l’autopresentazione della band suona un po’ pretenziosa. Come suona questo disco ? Dopo un’ introduzione strumentale, si parte con “Tsanich” canzone tradizionale bulgara, coinvolgente e ben suonata, un ottimo pezzo: se non il migliore del disco, sicuramente il più semplice. Da qui in poi tutto si fa un po’ più strano o forse più consono al progetto che la band di Luca “Diabula” Veroli ha in mente, ovvero lo studio delle atmosfere medievali, della musica, della lingua e del recupero di strumenti più o meno vicini al XIII secolo a cui i Nostri dichiarano di ispirarsi: ghironda, cornamusa, organo, cembalo e “chitarrino di merda”, il tutto unito a basso chitarra e batteria. Se questo rappresenti o meno un genere completamente nuovo, può essere discutibile; di certo, più il disco procede, più si riesce a collocare accanto a musica già sentita (attenzione: parliamo solo di genere, non stiamo dicendo che il disco manchi di originalità, anzi). Pochi, immaginiamo, sapranno cogliere l’unicità dello studio melodico che la band afferma di proporre, anche se -forse – band come Corvus Corax, Ataraxia o i già citati In Extremo avrebbero qualcosa da ridire in proposito. E’ difficile scindere la musica dal valore che i Diabula Rasa vogliono dare ad essa e, probabilmente, si farebbe loro un torto visto quanto tengono a raccontare la loro arte e l’origine di ogni singola canzone. Il risultato è stilisticamente ottimo, molto d’atmosfera e certamente molto colto. Riducendolo, però, agli schemi ed ai termini che tutti conoscono, quello che forse manca è un vocalist con il giusto carisma. Il cantato, infatti, tende ad appiattire un po’ il suono di tutto il disco. Alla fine “Ars Medioheavy” è comunque un disco che denota uno studio impressionante ed una notevole cultura storica e musicale, anche se ha un approccio un po’ elitaristico o, comunque, non proprio diretto e semplice. Si ha, a volte, l’impressione che ci sia un po’ di autocompiacimento e che un pizzico di umiltà non guasterebbe, aiutando il disco a superare certi momenti un po’ ampollosi, in cui sembra che “il fin sia la meraviglia”.