7.5
- Band: DI'AUL
- Durata: 00:42:43
- Disponibile dal: 17/03/2022
- Etichetta:
- MooDDoom Records
Spotify:
Apple Music:
Tra le righe di presentazione del qui presente “Abracamacabra”, quinto album in carriera dei Di’Aul (disponibile al momento nel solo formato digitale, il CD uscirà il prossimo 16 aprile), troviamo quanto segue: “ogni parola e ogni suono sono stati soppesati affinché questa nuova creatura potesse trasmettere a qualunque ascoltatore la forza emotiva di ogni storia raccontata“. E diavolo (giusto per rimanere in tema) se è vero: i sette capitoli recitati dai quattro doomster, in quella che potrebbe essere una trasposizione sonora del celebre motto magico/esoterico, qui ancora più macabro, hanno infatti quell’oscura ed acida capacità di catalizzare l’attenzione, trasportando l’individuo in uno specifico mondo a sè stante. Doom sabbathiano, sludge targato Crowbar, ma sarebbe riduttivo limitarsi ad affiancare i Di’Aul a questi due autentici manifesti: il gruppo di Pavia aggiunge dell’altro.
Cosa? Troppo semplice invitarvi ad ascoltare l’opener “Thou Crawl”, la sublime titletrack, la profonda e rotolante “De Profundis” o “La Notte di Valpurga”, valvola di sfogo dell’intero full-length; eppure, il segreto sta proprio qui. Premiato da una registrazione in presa diretta dai risultati più che dignitosi, il combo pavese è riuscito a tradurre in musica quella desolazione rappresentata sulla copertina dell’album. Destabilizzanti a modo loro, come conferma la robusta “The Losers’ River”, in cui le frequenze distorsive della chitarra di Daniele ‘Lele’ Mella si dileguano tra le ritmiche che profumano d’oblio scandite dalla coppia formata dal basso di Carlo ‘Jeremy’ Tomaiuolo e da Andrea ‘Rex’ Ornigotti, alla prima ufficiale dietro alle pelli. “Sette storie, sette personaggi, una madre: l’universo“: così recita una delle frasi anticipate dalla band in merito al nuovo album. Un’immagine semplicemente perfetta: da “Thou Crawl” alla conclusiva “Time Of No Return”, il cerchio tracciato dai Di’Aul ha i lineamenti di un unico elemento universale dentro il quale si mescolano vizi, pregiudizi, fallimenti e perdite dell’essere umano, per i quali “Abracamacabra” è la formula definitiva. Quello che però traspare al termine dei quarantatre minuti previsti non è una sostanziale sconfitta, ma una sorta di ultimo appello. Verso la salvezza? Verso la semplice consapevolezza di esistere coi propri pregi e difetti? Ad aiutarci in questo senso ci pensano il video della titletrack, ma soprattutto la voce di Cosimo ‘MoMo’ A.Cinieri, sporca al punto giusto ma grondante calore ed energia, a simboleggiare, a nostra interpretazione, quel punto rosso posto al centro della cover del disco. Con “Abracamacabra” i Di’Aul hanno raggiunto la piena maturità: un salto nel pavese è più che obbligatorio.