7.0
- Band: DIBBUKIM
- Durata: 00:38:55
- Disponibile dal: 25/04/2011
- Etichetta:
- Grand Master Music
- Distributore: Masterpiece
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Porca miseria, la folk-metal band svedese che propone lyrics in yiddish ci mancava proprio! E quindi ecco qua per tutti noi i Dibbukim, creatura molto atipica voluta dalla coppia di cantanti – e fratelli – Ida e Niklas Olniansky e completata con l’inserimento del fondamentale Magnus Wohlfart, chitarra, basso e tastiere, e del batterista Jacob Blecher. Sì, avete capito bene: il quartetto ha sede in Svezia, uno dei pochissimi Paesi al mondo dove lo yiddish è riconosciuto ufficialmente come minoranza linguistica, e appunto canta in yiddish, linguaggio di ceppo germanico che però si scrive in caratteri ebraici ed è parlato dalle comunità ebree dell’Est Europa e della Germania. Informatovi di questa unica ed originale caratteristica dei Dibbukim, rientriamo in ranghi consoni e consueti dicendovi che il debutto “Az A Foygl Un A Goylem Tantsn” presenta un lotto di canzoni interessanti, divise tra rivisitazioni folk-metal della tradizione musicale yiddish e brani originali composti ex-novo. Il risultato finale – e lo scriviamo con un pizzico di rammarico, perché tale band ci aveva pesantemente incuriosito in partenza – è altalenante ed un pelo deludente: troppi riferimenti e troppe andature saltellanti e allegrotte in pieno stile humppa-finnish metal ci fanno scendere il vibrante entusiasmo invece sollevato dagli episodi della tracklist che si dipanano attraverso mid-tempo e melodie sinuose e malinconiche – su tutti i magnifici “Oyfn Veg Shteyt A Boym” e “Rozhinkes Mit Mandlen”. Il folk-metal dei Dibbukim è comunque parecchio originale, richiama la Scandinavia come la Russia e atmosfere zigane, ha tratti mediterranei così come teutonici e mediorientali, è imperniato spessissimo sulla chitarra solista e portante che ricama in continuazione riff circolari, giretti melodici e veri e propri assoli marchianti singolarmente le tracce di “Az A Foygl Un A Goylem Tantsn”. Le voci dei fratelli Olniansky sono piacevoli e lo yiddish è particolarmente musicale, esattamente a metà strada tra la durezza del tedesco e la maggior scioltezza dell’ebraico; a volte ci troviamo di fronte a bei cori (ottimo quello di “A Mabl Fun Mashke”), altre volte le partiture accelerano su ritmi vorticosi (“Yidl Mitn Fidl”, “Hinter Dem Tol”), ma l’andamento generale dell’album è quello di un folk-metal a più sfaccettature, che pensiamo possa essere apprezzato da diverse tipologie di fan, da quelli dei Korpiklaani a quelli dei Therion, da quelli degli Amorphis a quelli dei Blind Guardian, per finire a Turisas e primi In Flames. Di potenziale ce n’è davvero tanto, i Dibbukim devono solo stare attenti a scegliere con cura quale parte del loro essere sviluppare, il caciarone o il riflessivo. Noi opteremmo per il secondo, ovviamente.