7.0
- Band: DIECAST
- Durata: 00:46:55
- Disponibile dal: 20/11/2006
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
Spotify:
Apple Music:
Nome del gruppo: Diecast. Titolo dell’album: “Internal Revolution”. Sottotitolo in italiano: “il Bignami del metal-core”. Davvero un lavoro semplicissimo da recensire, questo terzo full della band statunitense: dopo “Day Of Reckoning” e “Tearing Down Your Blue Skies”, i nostri ragazzoni tirano fuori dal cilindro, senza la minima ombra di dubbio, il loro personale masterpiece. L’album qui trattato, come potete già benissimo immaginare, racchiude infatti al suo interno ogni cliché possibile, ruotante attorno al fenomeno metal-core: i Diecast piazzano una serie di brani incredibilmente riusciti, ovviamente perfetti a livello tecnico e sostenuti da una produzione micidiale per secchezza ed intensità; strofe simili a rasoiate, hook melodici da brivido, arrangiamenti ricercati quel tanto che basta, una serie di breakdown mosh (tutti uguali, perdiana!) da paura, urla belluine alternate ad una delle voci pulite più belle ed intense della scena, quella del gigante Paul Stoddard, accostabile, almeno in studio, a quella dell’altrettanto mastodontico Howard Jones, frontman dei Killswitch Engage. Queste le peculiarità del suono del gruppo, maturato sì, ma certamente vicino allo zero in quanto ad originalità e personalità; vecchi Trivium (quelli di “Ascendancy”, per intenderci), Killswitch Engage, Pantera, Throwdown, Caliban e, soprattutto per le melodie al limite del pop di qualche ritornello, anche Ill Nino, sono tranquillamente accostabili ai Diecast, una band che si conferma più che adatta per il giovane, inesperto fan metal-core, ma che sembra poter significare poco o niente per chiunque altro riesca ad interessarsi al genere senza esserne appassionato. Poco da fare, quindi, se non acquistare al volo “Internal Revolution” nel caso facciate parte della prima categoria di cui sopra, in quanto brani come la title-track, “Out Of Reach”, “Fade Away” e “Hourglass” sono realmente spettacolari; nel secondo caso, invece, non perdete ulteriore tempo…i dilungamenti di “Fractured” e “Weakness” o la mielosa semi-ballad pianistica “The Coldest Rain”, probabilmente sarebbero causa di orticaria. Da rimarcare, in ogni caso, la prova vocale di Stoddard, una vera perla di bravura! Sette per gli estimatori, sei per i detrattori.