7.0
- Band: DIECAST
- Durata: 00:38:28
- Disponibile dal: 25/10/2004
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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“Altro giro, altra corsa…venghino, siori e siore, venghino! Su, bei bimbi, per chi afferra la scimmietta, un bel regalo!”. Dopo i discutibilissimi Devilinside e i decisamente migliori Shadows Fall, la Century Media mette in pista un altro disco di metal-core duro e puro, confermando in pieno quale sia la tendenza attuale del mercato metallico: i Diecast, nati sette anni fa in quel di Boston ed autori nel 2001 del positivo “Day Of Reckoning”, si riaffacciano sulla scena in un momento a dir poco propizio. Infatti, il loro nuovo “Tearing Down Your Blue Skies” presenta tutte le peculiarità e tutti i cliché del genere, in modo tale da diventare il prossimo best-seller dell’etichetta: la produzione, innanzitutto, realizzata ai Dungeon Recording Studios con la collaborazione di Paul Trust, è davvero micidiale, pulitissima e limpida ma, nonostante ciò, in possesso di una potenza devastante e con una batteria dai suoni estremamente coinvolgenti; le canzoni, poi, si evolvono tra classiche scariche thrash-core, veloci e senza compromessi, aperture melodiche in pieno emo-style e i soliti riffoni monolitici e stoppatissimi, sui quali lanciarsi nei “pestaggi” più scatenati. L’ingresso in line-up del vocalist Paul Stoddard ha di certo reso più varia la proposta dei Diecast, in quanto dimostra di sapersela cavare con bravura sia nello screaming strozzato, sia in un pulito piacevolissimo; le due chitarre (Jonathan Kita e Kirk Kolatis) sono fantasiose quanto basta, mentre il drumming di Jason Costa effettua un lavoro tecnicamente impeccabile, come del resto è tutto l’album! La band non si può propriamente definire originale, pur essendo attiva da parecchi anni, dato che spesso l’impressione di trovarsi di fronte ad un perfetto incrocio tra Atreyu e Hatebreed viene a galla prepotente. “Tearing Down Your Blue Skies” è, ad ogni modo, un bell’album, composto da undici tracce piuttosto riconoscibili, fra le quali spiccano l’opener “Fire/Damage”, ottimo condensato delle capacità dei Diecast, “Sacrifice” e “Medieval”, per quanto concerne i brani più mainstream, e “Torn From Within” e “Traitor”, per le loro sezioni più cadenzate. In definitiva, sebbene stiano uscendo valanghe di dischi metal-core, non vediamo controindicazioni nel consigliarvi l’accaparramento dell’ultima fatica dei Diecast; i quali, se non altro, la scimmietta di cui sopra l’hanno afferrata di sicuro…