8.0
- Band: DIMMU BORGIR
- Durata:
- Disponibile dal: 08/09/2003
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Nuovo capitolo per la band norvegese, che si presenta sul mercato con una line up immutata e con quello che senza dubbio rappresenta uno dei top qualitativi della sua discografia. Le ottime idee che la band aveva lasciato intravedere nel precedente “Puritanical Euphoric Misanthropia” sono qui elaborate con una maturità ancora maggiore ed usufruiscono anche di una produzione che, relativamente al genere suonato, non teme confronto con quelle di qualsiasi altro act. La musica che oggi i Dimmu Borgir ci propongono è ancora discretamente legata alle radici black metal ma, proprio come sul precedente lavoro, non disdegna puntate nel metal classico e nel thrash (anche se in quest’ultimo caso meno che nel recente passato), con un’aggiunta di varietà di arrangiamenti assai ricercata. Grazie al preziosissimo aiuto della filarmonica di Praga le parti orchestrali appaiono questa volta molto più complesse, assumendo in molti episodi toni quasi da colonna sonora e facendo sì che anche i brani più “in your face” grondino di emotività e melodie orrorifiche. Apre le danze “Allegiance”, canzone dall’incedere per lo più cadenzato e dotata di un’atmosfera quasi spettrale; preludio al capolavoro “Progenies Of The Great Apocalypse”, che risulta essere un brano baciato da una ritmica curatissima e in cui gli arrangiamenti orchestrali raggiungono livelli di ricercatezza mai sentiti prima d’ora. Con “Lepers Among Us” si torna alle sonorità di “Puritanical…” mentre nei brani seguenti Silenoz e soci sviluppano ulteriormente lo stile espresso nell’accoppiata d’apertura, arrivando di nuovo su livelli altissimi in “For The World To Dictate Our Death”, capolavoro di raffinatezza ed esecuzione tecnica che tanto ha ricordato la bellissima “Kings Of The Carnival Creation”. Sorprendente la prova di tutta la band, che dimostra oggi di trovarsi completamente a proprio agio in ogni situazione, sia quando le ritmiche si fanno elevate e i riff più serrati sia quando sono l’orchestra e le melodie ad essere protagoniste, regalando sempre un piacevole senso di scorrevolezza nonostante la complessità e la discreta durata delle composizioni. Con “Death Cult Armageddon”, come avrete potuto intendere, i Dimmu Borgir continuano a sorprendere e a stupire… il grado di maestria raggiunto da questo gruppo è ormai, in questo genere, irraggiungibile praticamente per chiunque (Cradle Of Filth compresi!). Quindi lunga vita ai Dimmu Borgir… e sofferenza ai loro (sordi) detrattori!