5.5
- Band: DINE IN HELL
- Durata: 00:31:08
- Disponibile dal: 01/11/2011
- Etichetta:
- Indelirium Records
Spotify:
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Debut album per i Dine In Hell, band originaria di Ravenna che negli ultimi anni è stata molto attiva sul fronte live, proprio come vuole la grande tradizione hardcore-metal romagnola. “Orphans” è appunto il primo full-length dei ragazzi, un disco diviso tra disimpegno e introspezione, in cui si ritrovano riferimenti che, senza andare troppo indietro nel tempo, vanno dai The Ghost Inside ai Misery Signals. Un rifferama massiccio su cui si stagliano continuamente solismi, arpeggi e melodie è il filo conduttore del lavoro, che sotto vari aspetti sembra proprio uscito dalla scuderia di etichette statunitensi oggi piuttosto in voga come la Mediaskare o la Rise Records. L’album, in effetti, suona molto “americano”, anche se, a onor del vero, nel songwriting del gruppo non si rintraccia ancora quell’efficacia e quel “tiro” ormai marchio di fabbrica dei succitati The Ghost Inside e compagnia saltellante. Sostanzialmente, “Orphans” sa un po’ troppo di già sentito, oltre a presentare una tracklist dalla qualità altalenante, che a volte – come spesso accade in questo genere – si inceppa nel breakdown troppo forzato o in una interpretazione vocale un po’ statica. Il growling di Gazza appare infatti un po’ troppo aspro per questo tipo di sonorità: anche se a tratti viene affiancato da gang vocals o puliti, risulta sempre più adatto a una band death-core o simile, piuttosto che a un sound che dà sempre un certo spazio alla melodia. In generale, non guasterebbe affatto una maggior agilità, sia a livello ritmico e di guitar-work (quindi meno parti “metal” e più campo all’hardcore), sia a livello di cantato. Non è un caso, quindi, che i brani più convincenti risultino quelli dotati di maggior immediatezza o di toni quasi radio-friendly, come “Until n.0” o “Embrace Your Existence”. I Dine In Hell in futuro dovranno perciò cercare di diversificare meglio le suggestioni e il “vestito emotivo” dei loro pezzi, lasciando magari perdere certe pacchianate metal-core che ormai hanno proprio stancato. Altri giovani gruppi come Hundredth o Counterparts sembrano già averlo intuito… ora speriamo che presto tocchi anche ai nostri.