9.0
- Band: DIO
- Durata: 00:41:17
- Disponibile dal: 02/07/1984
- Etichetta:
- Warner Bros
- Distributore: Warner Bros
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Nel 1984 Ronnie James Dio sta passando uno dei periodi più prolifici ed entusiasmanti della sua carriera. Il cantante, negli anni precedenti, era riuscito ad inanellare una serie di successi e di capolavori da fare semplicemente spavento: prima la consacrazione al fianco di Ritchie Blackmore nei Rainbow; poi l’impresa nei Black Sabbath, tornati finalmente a graffiare pur senza una colonna portante del loro sound come Ozzy Osbourne; ed infine l’enorme riscontro positivo ottenuto dal primo capitolo della sua carriera solista. Se, infatti, qualche voce maligna avrebbe potuto obiettare che il successo di Ronnie fosse intrinsecamente legato ai grandi nomi a cui si era affiancato fino a quel momento, un disco come “Holy Diver” aveva zittito tutti quanti, riuscendo a mettere a frutto tutta l’esperienza raccolta fino a quel momento e cristallizzando quello stile che sarebbe stato alla base di tutta la futura carriera solista del cantante.
Una volta archiviato lo splendido “Holy Diver”, dunque, le aspettative per il suo successore diventano altissime. Dio ne è perfettamente consapevole e opta per la soluzione più semplice possibile, ovvero ‘squadra – e formula – che vince, non si cambia’. “The Last In Line” rappresenta la naturale prosecuzione di “Holy Diver”, nella forma e, fortunatamente, nella qualità delle composizioni. La formazione viene mantenuta nella sua interezza, perché Ronnie è perfettamente consapevole dell’importanza di avere alle spalle una band solida e, di conseguenza, aveva avuto l’accortezza, fin dal precedente lavoro, di affiancarsi ad un team di fuoriclasse. La sezione ritmica è composta da un solidissimo Vinny Appice, che aveva seguito Dio dopo lo split con i Black Sabbath, ed un professionista come Jimmy Bain al basso; il ruolo centrale di chitarrista, invece, è ancora nelle mani del prodigioso Vivian Campbell, che si era dimostrato all’altezza delle leggende della sei corde che avevano affiancato Ronnie fino ad allora, senza però scimmiottarle o cercare di replicare il loro stile unico. Unica variazione sul tema, l’aggiunta del tastierista Claude Schnell (mai invadente o preponderante nell’economia delle canzoni).
Anche lo stile dei brani è perfettamente in linea con quanto già ascoltato. Una mera descrizione dei singoli episodi risulterebbe oggi abbastanza pleonastica: l’essenza di “The Last In Line” è quella dell’heavy metal stesso, nella sua stagione più luminosa e di successo. La tracklist offre momenti di energia pura, come “I Speed The Night” o l’iniziale “We Rock”, entrata di diritto tra i classici più amati di Ronnie; alternati a passaggi più rocciosi ed epici, quali “One Night In The City” e, soprattutto, la splendida “Egypt (The Chains Are On)”, che riporta l’ascoltatore a capitoli indimenticabili e maestosi come “Sign Of The Southern Cross”. Impossibile, infine, non citare la splendida title-track, con la sua delicata introduzione di chitarra che sfocia in un riff da antologia e una prova vocale semplicemente perfetta.
La scelta di consolidare una formula già rodata e di successo paga ancora una volta e “The Last In Line” viene premiato con un disco di platino, confermando lo status leggendario di Ronnie James Dio. Il disco si conferma un gioiello e rappresenta un tassello imperdibile tanto quanto il suo predecessore, sebbene l’essenza così aderente ad “Holy Diver” finisca per adombrarlo leggermente. Dopo questa doppietta, la carriera di Dio proseguirà con sicurezza, alternando momenti anche ottimi ad altri meno entusiasmanti. Per chi, però, volesse avvicinarsi nel migliore dei modi alla storia solista di Ronnie, “The Last In Line” rappresenta senza alcun dubbio un passaggio obbligatorio.