7.0
- Band: DIONYSIAQUE
- Durata: 00:47:29
- Disponibile dal: 15/03/2024
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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A volte le aspettative contano. Il debutto sulla lunga distanza dei francesi Dionysiaque esce per I, Voidhanger, ormai una label che non ha bisogno di presentazioni per chi cerca musica estrema, ma anche sperimentazioni e percorsi inusuali. L’etichetta – tutta italiana, ricordiamolo – ha nel tempo creato un proprio roster di artisti che propongono spesso musica molto difficile ma che, se si riesce a trovare una sorta di chiave di volta, stupiscono per la ricerca e per le soluzioni adottate.
In questo senso, Dionysiaque spiazza abbastanza ai primi ascolti, visto che i nostri propongono un genere di apparente facile classificazione, un ibrido tra doom rock e doom metal in superficie piuttosto canonico, orecchiabile e assimilabile in poco tempo, anche se privo di ritornelli veri e propri e frangenti altamente memorizzabili. Quello che i Dionysiaque sono in grado di fare abilmente è riproporre un suono caldo e analogico che si muove però, ascolto dopo ascolto, su coordinate non sempre telefonate.
Oltre ai soliti nomi e ad una certa affinità anche col dark sound italico di Paul Chain o Black Hole, emergono quindi idee di doom inusuale simili a quelle dei Triptykon o alla fusione di generi operata dai Voivod, passando anche per le commistioni bizzarre di certi Hammers Of Misfortune. Se invece di influenze ci soffermiamo sui passaggi nei brani, fra i vari tradizionali incedere sabbathiani si alternano alcuni momenti in blast-beat, lunghi assoli di chitarra, un basso molto in evidenza, perfino interludi con tromba (“Requiem”) e flauto (“Blossom”).
Il passo di marcia dell’opener “By The Styx” è coinvolgente a sufficienza per proseguire l’ascolto che secondo noi offre il massimo sulla successiva “Violet Venom” e nella lunghissima “Violet And Ivy”, zeppa di occasioni in cui è la chitarra solista a guidare la partita. I Dionysiaque sono musicisti che provengono da svariate realtà estreme e, a parer nostro, in questa band esprimono il loro amore per le sonorità oscure primigenie di diverse decadi fa mantenendo anche un tocco di personalità, visto che citano qua e là diverse realtà successive che nelle loro esperienze musicali hanno attinto dall’oceano di suoni creato dai quattro di Birmingham. Perciò possiamo inquadrare i Dionysiaque in un ibrido tra doom di prima e seconda generazione e “Diogonos” ci risulta piacevole all’ascolto. Personalmente lo stile declamatorio del singer N.C. non ci fa impazzire, ma non ci sentiamo assolutamente di derubricarlo ad un possibile difetto.
In conclusione, la I, Voidhanger stavolta vira verso un genere per cui non ci ha finora mai sorpreso ma immette sul mercato un prodotto interessante. Speriamo ci sia per i Dionysiaque una dimensione dal vivo e magari altri dischi ancora.