5.5
- Band: DIORAMIC
- Durata: 00:44:30
- Disponibile dal: 15/09/2014
- Etichetta:
- Pelagic Records
- Distributore: Audioglobe
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I tedeschi Supra sono una band che milita nell’underground già da una decina d’anni, hanno infatti debuttato nel 2004 ma le loro produzioni sono sempre state piuttosto distanziate nel tempo. Sono passati quattro anni dalla pubblicazione del loro ultimo full length (uscito sotto Lifeforce nel 2010), e la causa del procrastinare il nuovo album tanto a lungo è stata attribuita ad un cambio di line up. Il loro batterista originario, infatti, ha fondato gli Zedd e con questi ha ottenuto sicuramente maggior successo che con i Dioramic, i quali dal canto loro hanno trovato in Paul Seidel (War From A Harlot’s Mouth e The Ocean) il giusto sostituto. Musicalmente i Dioramic riescono a far convivere sia il gusto melodico, le interferenze elettroniche, la teatralità e l’epicità di una band mainstream come i Muse, che le dissonanze, l’anima progressive e i repentini cambi di tempo, di atmosfera e di scenario dei Between The Buried And Me. All’interno di questo “Supra” abbiamo trovato alcuni episodi anche piuttosto piacevoli e ben congegnati. E’ tangibile infatti l’ormai decennale esperienza dei Nostri nello scrivere canzoni discrete, brani coesi e scorrevoli con ritornelli pregevoli e frangenti molto evocativi e brillanti che si contrappongono efficacemente ad altri più crepuscolari e introspettivi. Brani come “The Storm” o “Worth”, ad esempio, sono rimasti incollati al cervello di chi scrive soprattutto grazie alle loro melodie molto accattivanti. Il difetto principale però è che, durante l’ascolto di “Supra”, ci sono pezzi in cui i Nostri assomigliano appunto ai Between The Buried And Me (tantissimo), in altri somigliano ai Misery Signals oppure ai Textures. Poi in tutto il disco c’è questo spettro costante delle vocals di Matthew Bellamy dei Muse di cui il Nostro Arkadi Zaslavski deve essere evidentemente grande fan, che si fanno sentire più o meno sempre nei ritornelli di tutte le canzoni. Tutto questo ci consegna disco tutto sommato piacevole,dove però non emerge minimamente una personalità propria di questi Dioramic, che ad oggi parrebbero essere una band più intenta ad assemblare le loro principale influenze che ad avere un’identità propria. Questo è un difetto non di poco conto, specie se si considera che stiamo parlando di un gruppo al terzo album e con dieci anni di carriera sulle spalle.