DISARMONIA MUNDI – Fragments Of D – Generation

Pubblicato il 20/05/2004 da
voto
6.0
  • Band: DISARMONIA MUNDI
  • Durata: 00:46:36
  • Disponibile dal: 17/05/2004
  • Etichetta:
  • Scarlet Records
  • Distributore: Audioglobe

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Tornano, a distanza di due anni dal debut-album autoprodotto, “Nebularium”, i nostrani Disarmonia Mundi, ora accasatisi presso la meneghina Scarlet Records e forniti di adeguata promozione. E quale mirabile platter i componenti della suddetta band tirano fuori dal cappello magico? Semplice a dirsi: un bel disco di death metal melodico che più melodico non si può! In Flames e soprattutto (anzi, soprattuttissimo!) ultimi Soilwork sono influenze incredibilmente prepotenti all’interno del songwriting dei Disarmonia Mundi, e ci risulta davvero difficile non etichettare questo “Fragments Of D-Generation” quale “mezzo plagio” dei gruppi sopra citati. Spiace molto formulare questo giudizio negativo, in quanto il disco è realizzato molto bene: prodotto in modo quasi esemplare, fuoriesce dalle cuffie dello stereo un suono potente, calibrato (escluse un paio di tracce che, almeno nel promo in nostro possesso, sono leggermente deficitarie nel mixaggio) e fin troppo bombastico; la prestazione dei singoli elementi non “sfora” di una virgola, mettendo in mostra l’abilità e la versatilità del leader Ettore Rigotti, attivo alla batteria, alle chitarre e alle tastiere, e – attenzione, prego – la potenza della voce di Bjorn “Speed” Strid…Sì, avete letto bene: il vocalist dei Soilwork e dei Terror 2000 si occupa della quasi totalità delle linee vocali delle song, fornendo una prestazione all’altezza della sua fama; d’altronde, non ci si poteva aspettare altrimenti, considerata la matrice delle canzoni qui presenti, assolutamente simili a quelle in cui Strid si cimenta nella sua band-madre. Relegato alle backing vocals e al componimento delle lyrics, troviamo l’altro cantante dei Disarmonia Mundi, Claudio Ravinale, anch’esso new entry della formazione, forse un po’ troppo costretto ad un ruolo marginale. Va bene, e fin qui ci siamo…ma le canzoni? Be’, tutte ottime, non c’è che dire: puro melodic death in salsa svedese, con strofe graffianti ed aggressive (modello “A Predator’s Portrait”) e ritornelli decisamente orecchiabili (prendete qualsiasi brano di “Figure Number Five” e capirete la solfa…); l’opener “Common State Of Inner Violence” è perfetta nello svolgere la sua funzione, avente un break melodico che rammenta la stupenda “Dead Eternity” degli In Flames; superlative anche “Morgue Of Centuries” (delirerò, ma il chorus è strappato dal repertorio degli Ill Nino), e “Red Clouds”, un mid-tempo cadenzato che altro non fa che confermare impressioni già fin troppo evidenti: un’originalità di base tendente allo zero è il fondamento della musica propostaci dagli attuali Disarmonia Mundi. E neanche la buona, conclusiva “Colours Of A New Era” riesce a far dimenticare la maggior parte dei pezzi centrali, eseguiti bene ma totalmente senz’anima. In definitiva, un disco che farà la gioia degl’accaniti sostenitori dello swedish sound e, lo ripetiamo, sicuramente acquistabile, ma che davvero mette sugli scaffali poca farina del sacco di questa band italiana, promessa (per ora) mancata.

TRACKLIST

  1. Common State Of Inner Violence
  2. Morgue Of Centuries
  3. Red Clouds
  4. Quicksand Symmetry
  5. Swallow The Flames
  6. Oceangrave
  7. A Mirror Behind
  8. Come Forth My Dreadful One
  9. Shattered Lives And Broken Dreams
  10. Colours Of A New Era
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