7.5
- Band: DISAVOWED
- Durata: 00:35:00
- Disponibile dal: 31/07/2020
- Etichetta:
- Brutal Mind
Spotify:
Apple Music:
Assenti dalle scene da oltre una dozzina d’anni, i Disavowed ritornano fra noi con un terzo album che li conferma devoti ad un death metal dai toni moderni e ossessivi, tecnicamente evoluto, ciononostante spesso basato su un riffing stoppato e martellante che riesce quasi sempre a restare subito in testa. Un tempo – i primissimi anni Duemila – i ragazzi olandesi erano visti come una interessante promessa in un panorama non a caso dominato dalla temibile scuola ‘brutal’ dei gruppi appartenenti alle scuderie Unique Leader o Neurotic Records: oggigiorno, tale filone non è più particolarmente in voga, ma un disco come “Revocation of the Fallen” ha comunque le carte in regola per farsi notare. Con questa attesa nuova prova in studio, il quintetto originario di Amsterdam gioca infatti spesso la carta della sottrazione, rallentando ogni tanto le ritmiche e mettendo il virtuosismo al servizio di timbro e dinamica: il risultato è una raccolta di brani piuttosto orecchiabili per il genere, da cui emerge un interessante compromesso fra le peculiari qualità del fraseggio dei chitarristi Gerben van der Bij e Daniel van der Broek e del preparatissimo bassista Nils Berndsen, e un groove, un gusto melodico e uno stato di essenzialità/armonia più marcati rispetto ad una volta. Dieci tracce dove l’interplay dei musicisti si snoda tra momenti altamente percussivi, con quei riff secchi e quadrati che più volte verranno ripresi nel corso dell’album, e una tessitura di linee più armoniose, nei quali i cinque sperimentano soluzioni più controllate per poi tornare a mettere tutto furiosamente in discussione con partiture alla Suffocation chiamate ad appesantire l’insieme.
Di certo non si può quindi parlare di ‘ammorbidimento’ o di altre simili amenità davanti alla nuova proposta marchiata Disavowed: il quintetto anche in questa circostanza spinge sull’acceleratore e non si allontana mai troppo da un’idea di death metal tecnica, affilata e frenetica. Procedendo con gli ascolti, si fa anzi largo l’impressione che il gruppo avrebbe potuto caratterizzare alcuni di questi episodi più dettagliatamente, tuttavia la non smisurata durata complessiva dell’opera riesce comunque a tenere agilmente a bada un sentimento come la noia. Del resto, dal disco affiora un’atmosfera euforica, un senso di rivalsa che rende buona parte dell’ascolto particolarmente appagante. “Revocation of the Fallen” potrebbe insomma rivelarsi una svolta importante nella carriera di questa band, oggi pronta a rimettersi in gioco e a lasciarsi alle spalle un lunghissimo periodo di stallo. Un piacere riaverla fra noi.