7.5
- Band: DISEASE
- Durata: 00:46:00
- Disponibile dal: 17/10/2015
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Ventun anni di puro underground: basterebbe questo per rendere l’idea di chi siano i Disease. Una band che ha saputo attraversare due decadi, tra vari cambi di line-up e numerose difficoltà, mossa solo ed unicamente dalla propria passione per la musica. Il loro nuovo album, intitolato “The Year Of Radio Silence”, giunge a ben quattro anni di distanza dal precedente “The Stream Of Disillusion”, un disco a nostro avviso molto valido, giudicato all’epoca su queste pagine in maniera forse un po’ ingenerosa, in quanto parliamo di un lavoro che, una volta metabolizzato, ci è parso in grado di colpire per la sua profondità e per la sua capacità di trascendere da qualsivoglia schema o stilema precostituito. Con il nuovo album, i Disease mostrano di aver ulteriormente affinato queste loro caratteristiche. Cominciamo con il dire che “The Year Of Radio Silence” è in qualche modo un concept, che parla delle difficoltà di relazionarsi con il prossimo, di situazioni che portano a creare una sorta di diga impenetrabile che impedisce alle emozioni di fluire, cercando di costruire così una protezione contro le proprie vulnerabilità. Allo stesso tempo, però, come un silenzio radio che improvvisamente viene interrotto da nuove trasmissioni, alla fine viene lanciata una speranza, una luce che parte dall’orizzonte e che indica la strada. Si può dunque facilmente intuire come si tratti di un album molto introspettivo e ciò si riflette senza dubbio anche nella musica che si fa, rispetto al passato, in generale, meno irruenta e ancora più attenta invece all’aspetto emotivo. Sicuramente l’accostamento che più facilmente ci viene in mente è con la musica degli Opeth, senz’altro tra le principali influenze dei Disease: la band romana, tuttavia, come abbiamo accennato, ha un approccio molto aperto, essendo riuscita a creare uno stile proprio, pur attingendo da generi diversi. Ad esempio, nella musica di “The Year Of Radio Silence” si percepisce una forte vena malinconica e atmosfere mutuate da act come Anathema o Paradise Lost; non mancano, poi, passaggi vicini al tecno-death, così come si ravvisano elementi prog che potrebbero far pensare, oltre agli Opeth, a band come gli Strapping Young Lad, così come a gruppi post-hardcore sulla scia di The Ocean, Sinew o The End. Insomma, un sound molto composito, che però riesce davvero a condurre l’ascoltatore in un viaggio sonoro emozionante, attraverso brani intricati, che si articolano tra momenti atmosferici di grande intensità, liriche introspettive, efficaci assoli, senza trascurare passaggi più aggressivi (sotto questo profilo, bisogna tuttavia riconoscere che nelle parti più tirate e veloci si avverte, in verità, l’assenza di un vero batterista). Un’autentica sorpresa è costituita dalla cover di “Don’t You (Forget About Me)”, classico dei Simple Minds, del quale però i Disease sono riusciti a realizzare una versione credibile secondo il proprio stile, pur considerando quanto ne fosse distante il brano originale. Nel complesso, dunque, “The Year Of Radio Silence” è un disco alquanto interessante, che merita sicuramente attenzione. Magari, in effetti, il precedente “The Stream Of Disillusion” era un disco che aveva qualcosa in più in termini di imprevedibilità e con un equilibrio più ottimale tra parti più dure e passaggi più atmosferici. Per contro, “The Year Of Radio Silence” mostra una maturità espressiva e stilistica da parte della band probabilmente senza precedenti, tanto da farci chiedere per l’ennesima volta come i Disease possano essere ancora un gruppo che graviti nell’underground più profondo: ciò non può dunque che confermare in noi l’idea che, almeno in campo musicale (senza allargare il discorso ad altri aspetti), l’Italia è davvero un paese particolare.